I vaccini contro il Covid-19 sono stati progettati per limitare il più possibile le forme gravi della malattia. La loro capacità di prevenire l’infezione non era uno dei punti focali degli studi clinici condotti prima dell’approvazione.
Gli scienziati, però, hanno svolto molto lavoro da allora, in particolare sui vaccini a RNA messaggero come quelli di Pfizer e Moderna. Secondo gli studi, in sintesi, questi due vaccini riducono il rischio di infezione dell’80% dopo la prima iniezione e del 90% dopo la seconda.
In California, negli Stati Uniti d’America, anche i medici hanno esaminato la questione. Hanno seguito i casi di infezione da coronavirus tra gli operatori sanitari di due università, la Los Angeles University e la San Diego University. Lo studio è stato pubblicato sul New England Journal of Medicine.
Il monitoraggio del personale sanitario è avvenuto tra il 16 dicembre 2020 e il 9 febbraio 2021, periodo durante il quale erano disponibili test di screening nasofaringeo per questa popolazione particolarmente esposta al virus, anche per gli asintomatici. Sono state testate in totale 14.604 persone, indipendentemente dal fatto che abbiano ricevuto una o due dosi di vaccino Pfizer.
Secondo i risultati ottenuti, la maggior parte dei partecipanti è stata infettata entro 15 giorni dalla prima iniezione del vaccino. È, infatti, durante questo periodo che la protezione conferita dal vaccino è più debole: il sistema immunitario non ha ancora prodotto le difese specifiche del coronavirus. In totale, 342 persone sono state infettate tra le due dosi e solo 37 dopo la seconda dose.
Nella coorte dell’Università di Los Angeles, il rischio assoluto di essere infettati da SARS-CoV-2 dopo la vaccinazione con Pfizer è dell’1,19%, mentre è dello 0,97% per la coorte universitaria di San Diego.
In conclusione, la maggior parte delle infezioni nelle persone vaccinate si verifica tra la prima e la seconda dose. In questo periodo, rispettare i gesti di barriera e indossare una mascherina è più che mai essenziale. Fonte: Futura-Sciences.com.
Commenta con Facebook