Il padre dell’uomo che ha abbandonato il bracciante Satnam Singh davanti casa, dopo che l’indiano aveva perso il braccio destro in un incidente sul lavoro, nella sua azienda agricola, da cinque anni è indagato per reati di caporalato. Il procedimento è ancora in attesa dell’udienza preliminare davanti al tribunale di Latina.
La notizia è stata diffusa ieri, sabato 22 giugno, dal telegiornale di La7, pubblicando, in esclusiva, un documento giudiziario. Enrico Mentana, direttore del TG, sui social aveva anticipato così il fatto: “Ecco, come avevamo denunciato, l’evidenza del fatto che un esteso e sistematico regime di caporalato dominava le campagne dell’agro pontino, e che l’azienda per cui lavorava trattato in modo inumano Singh Satman ne era un esempio notorio: proprio Renzo Lovato, quello che ha provato a dire che Satman ‘ha compiuto una leggerezza che è costata cara a tutti’, è indagato DA 5 ANNI per reati di caporalato. Questo documento sarà mostrato nel tgla7 di stasera. Leggerlo non può che fare indignare ancora di più: perché TUTTO ERA GIÀ RISAPUTO”.
In particolare, l’agricoltore è accusato, con altre due persone di una cooperativa, di avere sottoposto “i lavoratori, almeno sei, a condizioni di sfruttamento e approfittando del loro stato di bisogno” corrispondendo una retribuzione inferiore a quella stabilita dal contratto nazionale. Inoltre, avrebbe violato la “normativa sull’orario di lavoro, sulla sicurezza e sull’igiene dei luoghi di lavoro”.
E ancora: la Procura di Latina contesta pure di avere sottoposto i lavoratori “a condizioni di lavoro e a situazioni alloggiative degradanti”. I fatti si riferiscono ad un arco temporale che va dal novembre 2019 al maggio 2020.
Il caporalato è “una condizione che purtroppo si ripete da troppo tempo, da quando è iniziato il fenomeno migratorio, quindi circa 20 anni fa, e prima ancora riguardava i nostri giovani, i nostri ragazzi che a otto-nove anni si calavano in Sicilia a 100 metri nelle miniere di zolfo, noi meridionali siamo ben consapevoli di quanto drammatico sia il fenomeno. Da un lato sento dichiarazioni improntate a grande solidarietà, dall’altro mi chiedo perchè negli ultimi 20 anni non si è provveduto a rimpolpare le schiere di ispettori che avrebbero potuto e dovuto effettuare una implacabile azione di vigilanza sui posti di lavoro”.
Così, a SkyTg24, Nello Musumeci, ministro per la protezione civile e le politiche del Mare. “Si sa quali sono i territori dove stagionalmente i caporali lavorano sfruttando gli immigrati ma anche i locali, questo non va mai dimenticato. Noi abbiamo il dovere di far si che i cittadini immigrati, soprattutto quelli che arrivano clandestinamente, quindi carne da macello nelle mani di mafiosi, possano essere legittimamente acquisiti come nostri concittadini”, ha proseguito.