Visioni oniriche, creature mostruose, incendi notturni e scene infernali popolano le stanze di Palazzo Reale a Milano, dove lo scorso 7 novembre è stata inaugurata l’affascinante mostra “Bosch e un altro Rinascimento”, aperta al pubblico fino al 12 Marzo 2023.
Un dialogo tra i capolavori attribuiti al fantastico immaginario dell’artista olandese e altre importanti opere di artisti fiamminghi, spagnoli e italiani che da lui sono stati influenzati e ispirati, atto a evidenziare come, accanto a quel Rinascimento governato dal mito della classicità, ne coesistesse un altro “alternativo” e mistico, capace di mettere in discussione le conquiste di un Umanesimo ingenuamente ottimistico.
Tra le opere esposte, protagonisti sono dunque alcuni dei più famosi capolavori di Jheronimus Bosch realizzati a cavallo tra Quattro e Cinquecento, mai presentati insieme prima d’ora in un’unica mostra. Sono infatti pochissimi i lavori universalmente attribuiti al Maestro olandese, e proprio perché così unici e pregiati, lasciano raramente i musei a cui appartengono.
Quadri ricchissimi di minuti particolari invitano lo spettatore a perdercisi dentro per coglierne il più possibile, come accade per Il Trittico delle Tentazioni di Sant’Antonio (che ha lasciato il Portogallo solo un paio di volte nel corso del Novecento e giunge ora in Italia per la prima volta), opera magistrale ed emblematica in quanto presenta tutte le caratteristiche associate al suo nome: fuochi infernali le cui fiamme guizzano contro il cielo notturno, architetture intricate e soprattutto i tanti mostri, ibridi e personaggi grotteschi che si muovono in scene inquietanti e stravaganti, tanto da far parlare di “immaginario boschiano”.
Accanto ad essi, si snoda un articolato percorso narrativo composto da circa un centinaio di opere d’arte tra dipinti, sculture, arazzi, incisioni, bronzetti e volumi antichi, inclusi una trentina di oggetti rari e preziosi che ci riportano alle wunderkammer di quel periodo, la cui forma rispetta la varietà e particolarità di quelli riprodotti negli affollati dipinti boschiani.
Preziosissimi la serie di quattro arazzi “alla maniera di Bosch”, che non è mai stata esposta integralmente al di fuori della Spagna, messa in confronto con il cartone dell’Elefante, proveniente dalle collezioni delle Gallerie degli Uffizi e modello per il quinto arazzo oggi perduto.
L’influenza e la fortuna dell’arte di Bosch (soprattutto in Italia e Spagna) nella sua epoca e in quelle successive sono straordinarie, suggestionando artisti come Tiziano, Raffaello, Gerolamo Savoldo, Dosso Dossi e El Greco e toccando un immaginario che non è rimasto confinato al campo delle arti figurative, ma che è giunto fino ai giorni nostri, coinvolgendo forme di espressione artistica diverse come il cinema e i fumetti.
Un mondo meraviglioso e sognante, quello di Jheronimus Bosch, che da più di cinquecento anni non accenna a smettere di stupirci, meravigliarci e ispirarci.