- Matteo Bassetti non è più d’accordo con il Green Pass.
- L’infettivologo sostiene che l’Italia non è pronta ad avere il Green Pass sui luoghi di lavoro.
- Per Bassetti non ha neanche senso il tampone a 72 ore.
Matteo Bassetti, infettivologo, ai microfoni di Rai Radio 2, nel corso del programma I Lunatici, ha affermato: «Io a questo Green Pass non sono più a favore. Così come è oggi non ha nessun senso di continuare. L’abbiamo fatto diventare uno strumento non per stimolare la gente a fare i vaccini, ma per portare la gente a fare i tamponi».
Per Bassetti «bisogna decidere che cosa si deve fare con i luoghi di lavoro. O al lavoro va solamente chi è vaccinato, oppure facciamo il Green Pass alla francese, dove nei luoghi di aggregazione c’è obbligo di Green Pass ma rilasciato unicamente con la vaccinazione o con i tamponi ma solo se non puoi fare la vaccinazione. Non puoi equiparare tampone e vaccinazione».
Secondo l’infettivologo bisogna fare attenzione, perché «stiamo dando patenti di sicurezza dove non ce ne sono. Il Green Pass ha senso se deve essere uno strumento per stimolare la vaccinazione. Se deve essere uno strumento per far spendere alla gente duecento euro al mese di tampone, è una stupidaggine. Io così da medico non lo sopporto».
Allungare la validità del tampone a 72 ore? «Non ha senso. Diciamo allora che l’Italia non è pronta ad avere il Green Pass sui luoghi di lavoro dal 15 di ottobre, lo rimandiamo a data da destinarsi e lo lasciamo obbligatorio nei luoghi di aggregazione. Ripensando tutta la campagna vaccinale».
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