Otto razzi da 107 millimetri hanno colpito il quartiere generale del contingente italiano Unifil a Shama, nel sud del Libano. I proiettili hanno impattato su alcune aree all’aperto e sul magazzino ricambi della base, senza causare feriti tra i militari. Secondo il Ministero della Difesa, cinque soldati italiani sono attualmente sotto osservazione nell’infermeria della base, ma le loro condizioni non destano preoccupazioni.
Hezbollah sotto accusa per il lancio dei razzi
Secondo le prime verifiche, i razzi sarebbero stati lanciati da Hezbollah. A confermarlo è il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, che ha dichiarato: “Dovrebbero essere razzi leggeri di Hezbollah. È inammissibile che si spari contro il contingente Unifil. Noi non siamo nemici di nessuno, siamo lì per portare la pace”. Anche l’esercito israeliano ha negato qualsiasi coinvolgimento, attribuendo la responsabilità all’organizzazione libanese.
Incidenti in aumento contro i peacekeeper
Il contingente Unifil è stato colpito da una serie di attacchi recenti. In tre distinti episodi, le basi della missione Onu sono state prese di mira, causando il ferimento di quattro caschi blu ghanesi. L’Unifil ha riferito che gli attacchi sarebbero attribuibili a “attori non statali”. Questo contesto di insicurezza ha spinto l’Argentina a ritirare il proprio contingente, composto da tre membri, dalla missione in Libano.
Reazioni e solidarietà
Numerosi esponenti politici hanno espresso vicinanza ai militari italiani. La senatrice di Forza Italia, Stefania Craxi, ha affermato: “Quanto avvenuto intorno al quartier generale del contingente italiano di Unifil è inaccettabile e va condannato senza alcuna esitazione.” Ha poi aggiunto: “Ai nostri militari giunga il senso della mia vicinanza e della gratitudine per il lavoro che stanno svolgendo in un contesto estremamente difficile.”
Il ruolo tecnologico per la sicurezza delle missioni Onu
L’attacco alla base di Shama evidenzia l’importanza di rafforzare le misure di sicurezza per i contingenti internazionali. L’uso di droni per il monitoraggio aereo, sistemi di sorveglianza satellitare e tecnologie di intelligenza artificiale per l’analisi dei dati potrebbe migliorare significativamente la protezione dei peacekeeper e prevenire ulteriori incidenti.
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