Tanti i siciliani che facevano il viaggio della speranza in quegli ambulatori risultati abusivi a Reggio Calabria. Con il sogno di tornare ad avere una folta capigliatura che la giovinezza aveva portato via. E’ emerso dai libri contabili detenuti dallo studio che faceva capo al 56enne indagato. La sfilza di clienti era infinita, arrivavano specie dal sud Italia e anche dalla Sicilia per ricevere quei trattamenti. Soprattutto dalla Sicilia orientale che sbarcava lo Stretto alla ricerca del capello perduto.

L’indagine

Quel che è emerso è che il 56enne titolare esercitava la professione di medico chirurgo in ambito tricologico senza essere in possesso di alcun titolo. Era formalmente titolare di un B&B e aveva allestito quattro ambulatori di tricologia chiururgica risultati abusivi. L’uomo arrestato a Reggio Calabria dai carabinieri del Nas e dai militari del comando provinciale in esecuzione di un’ordinanza emessa dal gip su richiesta della Procura Reggina. Le indagini del Nas condotte tra il 2022 e il 2023 grazie a pedinamenti, ascolto di numerosi testimoni e analisi documentale. Lavoro investigativo durante il quale è stato accertato che l’uomo, almeno dal 2017, aveva allestito le strutture specialistiche.

La tecnica “Fue”

Il 56enne ha eseguito numerose operazioni di trapianto di capelli con tecnica “Fue”, somministrando anestesia locale. Ma anche prescrivendo farmaci per il decorso post operatorio. E tutto questo senza essere in possesso di un titolo professionale mettendo così in grave pericolo la salute di coloro i quali si erano affidati alle sue cure. Per gli interventi chirurgici i pazienti corrispondevano una somma di 2.500 euro.

I collaboratori con lui

Il sedicente chirurgo tricologo era coadiuvato da tre collaboratori, tra i quali un’infermiera. Tutti sono stati denunciati in concorso per il reato di esercizio abusivo della professione sanitaria. I militari del Nas, contemporaneamente all’esecuzione della misura cautelare personale, hanno eseguito il sequestro preventivo di un sito internet e di una pagina di Facebook. Erano utilizzati per procacciare clienti, provenienti anche dalla Sicilia e dalle altre province calabresi. Ma anche un ambulatorio medico e la strumentazione presente per la chirurgia del cuoio capelluto.

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