Il primario del Pronto Soccorso dell’ospedale di Lamezia Terme, Rosarino Procopio, è stato aggredito ieri sera dai parenti di una paziente dimessa dal reparto di Osservazione breve intensiva.
Durante il colloquio con i familiari, Procopio spiegava che il periodo di osservazione era concluso e che la paziente poteva essere dimessa con la terapia prescritta. Uno dei tre parenti presenti ha però iniziato a inveire contro il medico, opponendosi alla dimissione. Procopio è stato colpito alla schiena con un manganello nascosto sotto un giubbotto, mentre si stava allontanando.
Sul posto sono intervenuti gli uomini della sorveglianza aziendale e gli agenti del posto di polizia del Pronto Soccorso, affiancati da poliziotti del Commissariato. Gli accertamenti sull’episodio sono in corso e l’Azienda sanitaria ha garantito il proprio supporto legale al primario, pronta a costituirsi parte civile contro l’aggressore. In una nota, l’Azienda sanitaria provinciale di Catanzaro ha espresso “profonda solidarietà al dottor Rosarino Procopio” e ha aggiunto: “Condannare un’aggressione premeditata è tristemente scontato; ci aspettiamo una risposta forte da parte delle Autorità competenti, perché questi fenomeni danneggiano, oltre al personale sanitario, anche tutta l’utenza”. La nota si conclude con la ferma condanna di un atto considerato “intollerabile”.
Roberto Occhiuto, presidente della Regione Calabria, ha commentato l’episodio definendolo “un grave allarme” e richiedendo misure urgenti per proteggere medici e infermieri. “L’ennesimo episodio violento nei confronti del personale sanitario desta grande allarme”, ha affermato Occhiuto, sottolineando che “vicende di tale gravità stanno diventando sempre più all’ordine del giorno”. Ha aggiunto inoltre che “mi auguro che l’individuo che si è permesso di entrare in ospedale con un manganello venga assicurato alla giustizia per il suo atto criminale”.
Rosarino Procopio, vittima dell’aggressione, ha espresso la sua preoccupazione per la situazione sempre più critica del personale medico: “Siamo vessati tutti i giorni dai pazienti e dai familiari su cosa dobbiamo fare, quali indagini richiedere, quando e se dimettere. Non è più possibile accettare una situazione di questo tipo”.
Procopio ha rimarcato l’importanza di garantire ai medici la libertà di decidere serenamente sulle cure e dimissioni dei pazienti, senza il timore di aggressioni o violenze.