Oggi, a Roma, i funerali di Camilla Romagnoli e Gaia Von Greyman, le due 16enni travolte e uccise da un Suv guidato dal 27enne Pietro Genovese, il figlio del regista Paolo, nella notte tra sabato 21 e domenica 22 dicembre.
Il giovane, indagato per omicidio stradale, si trova agli arresti domiciliari. Nell’ordinanza di custodia cautelare, il gip di Roma, Bernadette Nicostra, ha scritto che guidava con «imprudenza e imperizia» e «teneva una velocità superiore al limite consentito di 50 km/h».
Genovese, inoltre, aveva tracce di droga nel sangue. Tuttavia, ciò non dimostrerebbe che fosse sotto effetto di sostanze stupefacendi alla guida, motivo per cui il Gip ha escluso l’aggravante dell’alterazione psicofisica dovuta all’uso di sostanze stupefacenti. Invece, è stato riscontrato un tasso alcolemico dell’1,4 (0,5 è quello minimo consentito dalla legge).
Genovese, poi, ha guidato senza pensare alle «condizioni della strada e del traffico (ora notturna, prossimità dell’intersezione con via Flaminia- scarsamente illuminata – forte pioggia intermittente, intenso traffico pedonale e veicolare) così da non poter arrestare tempestivamente il veicolo a fronte di un ostacolo prevedibile».
Per quanto concerne le due vittime, Gaia e Camilla, hanno attraversato la strada col semaforo rosso, tenendo quindi una «condotta vietata, incautamente spericolata, così concorrendo alla causazione del sinistro mortale». Le due 16enni, infatti, hanno attraversato la carreggiata, scavalcando il guard rail, nel momento in cui il semaforo era fermo sulla luce rossa per i pedoni. Elementi in cui bisognerà tenere conto.
Infine, nell’incidente mortale, sempre secondo il Gip di Roma, ha influito anche «un’illuminazione colposamente insufficiente». Tuttavia, se Genovesse avesse tenuto «una velocità prudenziale e una condizione di sobrietà in rapporto alla prossimità di unn attraversamento semaforico, all’insistenza di un affollato agglomerato urbano, di locali notturni assai frequentati soprattutto di sabato sera, di una scarsa visibilità per causa di illuminazione ‘colposamente’ insufficiente, avrebbe, con ogni probabilità, permesso all’indagato di meglio controllare il veicolo mettendo in atto manovre di emergenza per arrestarlo davanti a ostacoli prevedibili».
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