12 febbraio Sant’Eulalia di Barcellona. Il 12 febbraio si celebra in tutta la Chiesa cattolica la memoria liturgica di Sant’Eulalia di Barcellona (Aulaire, Aulazia, Olalla, Eulària). E’ stata una fanciulla che subì il martirio a tredici anni sotto Diocleziano, venerata come santa e patrona di Barcellona. A tutt’oggi vi sono delle discussioni in merito alla possibilità che si tratti della stessa santa conosciuta come Eulalia di Mérida, la cui storia è simile.
12 febbraio 1941 – In quel giorno, a tredici anni dalla sua scoperta, lo studioso Alexander Fleming testò la penicillina per la prima volta su un uomo. Le sorti della guerra della medicina contro batteri e malattie infettive volsero a favore della prima, mentre la Seconda guerra mondiale seminava morte e distruzione in Europa. Comincia così la storia ufficiale della molecola antibatterica, formata dall’unione di due aminoacidi (cisteina e valina).
12 febbraio 1966 – In quel lunedì muore a Milano, a 58 anni, lo scrittore Elio Vittorini. Tra le sue opere più significative “Il Garofano rosso”, “Uomini e no”, e “Conversazione in Sicilia”. Durante la Seconda Guerra Mondiale, Vittorini aderisce al Partito Comunista clandestino e partecipa alla Resistenza. Dal 1945 al 1947, gli viene affidata la direzione della rivista politico-culturale “Il Politecnico”, che abbandona a causa di un forte contrasto con Togliatti. La direzione di Vittorini lascia un segno indelebile: l’affermazione della necessità per la cultura e la letteratura di assumere tutte le responsabilità etiche e politiche, per la trasformazione della realtà.
12 febbraio 1980 – E’ la data in cui le Brigate Rosse uccidono Vittorio Bachelet, grande amico di Aldo Moro e vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura. L’agguato avviene al termine di una lezione all’Università La Sapienza di Roma, mentre Bachelet conversa con la sua assistente, Rosy Bindi. Durante il rito funebre, in diretta televisiva, il figlio Giovanni prega per gli uccisori del padre e, a nome della famiglia, annuncia il perdono. Quattro anni dopo, un fratello di Vittorio, il padre gesuita Adolfo, riceve una lettera firmata da 18 brigatisti rossi in cui si intuisce che la frase di perdono di Giovanni era riuscita a raggiungere le loro coscienze.
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