Traffico di droga sui traghetti che collegano le due sponde dello Stretto. E’ quanto scoperto dalla polizia di Messina che stamani ha arrestato quattro persone, tutte originarie della Calabria, accusate a vario titolo ed in concorso di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti.
Si tratta anche di alcuni studenti universitari che, secondo quanto ricostruito nell’inchiesta coordinata dalla Procura di Messina, trasportavano a bordo dei traghetti carichi di marijuana di circa 5 chili per volta su valigie e trolley.
Tutto ha inizio nell’ottobre del 2015 con l’arresto di Gaetano Errigo, 25 anni, sorpreso agli imbarcaderi messinesi dai poliziotti della Squadra Mobile con più di 5 chili di erba pronta ad essere smerciata. Era stato fermato presso la rada San Francesco, a piedi, con al seguito un comune trolley nero. Dentro gli agenti avevano trovato 9 confezioni sotto vuoto ed una avvolta in un sacco di plastica con 5 chilogrammi e duecento circa di derivato della canapa indiana, il tutto custodito in un sacco di carta per mangimi.
Per i poliziotti non si sarebbe trattato di un caso isolato, così sono scattate le indagini attraverso intercettazioni telefoniche ed ambientali. Nello spaccio di droga sarebbero coinvolti tre studenti universitari della facoltà di Economia di Messina e di fatto residenti nel capoluogo peloritano che, come ricostruito dalla polizia, nelle conversazioni intercettate, avrebbero adoperato un codice per parlare tra loro. Così i capi d’abbigliamento, le ‘valige con robbe nuove’ erano qualità e peso della sostanza stupefacente da trasportare.
Nelle conversazioni il gruppo segnalava i rischi ed escamotages da usare nel caso di controlli delle forze di polizia in transito su traghetti e aliscafi.
Stamani sono finiti in manette i fratelli Salvatore e Claudio Condò, rispettivamente 29 e 24 anni, originari di Locri, Gaetano Errigo (25 anni) e Vincenzo Sergi di 46 anni.
Durante il blitz, i poliziotti hanno trovato in casa dei fratelli Condò, a Messina, un chilo e 800 grammi di marijuana e l’occorrente per il confezionamento delle singole dosi: un bilancino di precisione, buste in cellophane e una macchinetta per il sottovuoto.
Le misure cautelari sono stati disposte dal Giudice per le Indagini Preliminari, Monica Marino, su richiesta del procuratore aggiunto Sebastiano Ardita e del Sostituto Procuratore della Dda, Fabrizio Monaco.
Nell’inchiesta sono coinvolte altre due persone al momento ricercate.
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