La Squadra Mobile della Questura di Messina ha eseguito ieri la misura cautelare degli arresti domiciliari, emessa dal Tribunale di Messina, a carico di un trentunenne messinese ritenuto responsabile responsabile del reato di truffa.
Le indagini, coordinate dall’Autorità Giudiziaria, hanno permesso di ricostruire un numero allarmante di episodi di truffa messi in atto dal trentunenne in un arco temporale che va dal 2018 sino a pochi mesi fa.
Episodi che si sono ripetuti nel tempo con le stesse modalità: il truffatore metteva in vendita oggetti di vario tipo sui principali portali di e-commerce, stabiliva un contatto con l’acquirente, concordava le modalità di pagamento ma, al momento del saldo, non inviava alcunché rendendosi poi irreperibile.
Riusciva così a farsi pagare somme ingenti, dai 400 ai 1000 euro circa, per oggetti quali borse griffate, telefonini, elettrodomestici, persino attrezzi per la pesca, in realtà mai esistiti o quantomeno mai recapitati alle vittime della truffa.
Sono sempre più numerose in tutta Italia le vittime delle truffe on line.
Una imponente operazione è stata condotta lo scorso anno dalla Guardia di Finanza che ha denunciato un palermitano di 59 anni, C.C., accusato di truffe on line e appropriazione indebita ai danni di alcuni clienti che acquistavano oggetti a prezzi molto vantaggiosi, ma che non arrivavano mai a casa.
Il truffatore contattava le vittime sui portali di vendita sul web e proponeva prodotti provenienti da alcune presunte aste fallimentari. I prezzi allettanti attiravano i clienti nella sua trappola.
L’uomo si faceva spedire in anticipo le somme su una carta prepagata postepay evolution, ma degli oggetti nessuna traccia.
Sei i clienti raggirati e 10 mila euro i soldi finiti nelle tasche del truffatore.
La frode era ben congegnata visto che la fattura inviata pro forma su whatsapp aveva una partita iva di una ditta realmente esistente intestata però ad un omonimo del truffatore.