Incassano fondi per terreni agricoli che non sono di loro proprietà, scoperta nel Messinese una truffa ai fondi Ue. Sei in tutto gli indagati, due imprenditori e anche 4 impiegati di due centri agricoli che avevano redatto la domanda di contributo. Sigilli anche ai conti della società per un ammontare di 160 mila euro. L’operazione della guardia di finanza nei confronti di una ditta di Tortorici.
I fondi relativi ai periodi 2018-2020
Le indagini condotte dalle fiamme gialle del nucleo di polizia economico finanziaria di Messina e coordinate dalla Procura Europea di Palermo. Ad essere smascherata un’insidiosa truffa posta dai responsabili di una società semplice a danno del Feaga, il fondo europeo agricolo di garanzia, per le campagne dal 2018 al 2020. I pagamenti della politica agricola comune, interamente finanziati dalla Ue, sono finalizzati a tutelare il reddito degli agricoltori. Ma anche per incentivare il mantenimento in buono stato delle superfici agricole in modo da incrementare le produzioni, aumentandone la qualità, sostenibilità e competitività.
Non aveva i requisiti
Per accedere a questi benefici, l’imprenditore agricolo chiede di essere ammesso al regime di pagamento unico dei contributi a valere sul fondo. Ma deve possedere alcuni fondamentali requisiti, tra cui la disponibilità di un’adeguata superficie coltivabile o destinata al pascolo. Le investigazioni, di contro, restituivano una realtà completamente difforme. Segnalati alla Procura per truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche i due legali rappresentanti della società agricola. Allo stesso modo indagati anche altri 4 soggetti, legati a due centri di assistenza agricola che risultavano aver curato la predisposizione delle domande uniche di pagamento.
I reali proprietari all’oscuro di tutto
Più in particolare emergeva come fossero stati utilizzati fittizi contratti di affitto di terreni. Sarebbe quindi stato attestato il possesso di particelle catastali in realtà di proprietà di terze persone, completamente all’oscuro del sistema di frode. In tal senso sono stati sentiti i reali proprietari dei fondi. Ed emergeva come il gruppo fosse giunto persino a dichiarare la disponibilità di terreni di proprietà dell’Ismea, l’ente pubblico nazionale con sede a Roma, incaricato peraltro della formazione e del ricambio generazionale in agricoltura.
I motivi del sequestro
Da qui, quindi, anche il provvedimento di sequestro preventivo ai fini della confisca, per l’ammontare della truffa segnalata, risultata pari ad oltre 160 mila euro.
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