La Guardia di Finanza ha scoperto a Piraino (Messina) “un’ indebita percezione di finanziamenti pubblici” dall’Agea (Agenzia per le erogazioni in agricoltura) e ha denunciato 156 falsi braccianti agricoli, responsabili, a vario titolo, di frode ai danni dell’Inps, falso e truffa aggravata finalizzata al conseguimento di erogazioni pubbliche.

Disposto un sequestro di un milione e cinquecento mila euro. Secondo gli investigatori il titolare di una cooperativa, D. L., 57 anni, avrebbe comunicato l’assunzione di centinaia di lavoratori. Ma i braccianti, secondo la Gdf, non hanno espletato alcuna prestazione lavorativa, riuscendo, comunque, secondo l’accusa, a percepire contributi previdenziali ed assistenziali in realtà non dovuti.

La frode ha riguardato anche l’erogazione di ulteriori contributi pubblici, ammontanti a circa mezzo milione di euro, concessi dall’Agea nell’ambito del Programma di Sviluppo Rurale Sicilia 2007-2013.

Le truffe all’Inps non sono una novità in Sicilia. Quattro anni fa sempre nel messinese fu scoperta forse la più articolata di queste truffe anche se cedrtamente nonq uella di maggior valore essendo una operazione pari a un importo pari a trecento mila euro: 65 lavoratori fantasma che avevano indebitamente percepito prestazioni previdenziali e assistenziali, erogate in assenza dei requisiti previsti dalle normative vigenti in materia.

I militari della Tenenza della Guardia di Finanza di Capo d’Orlando, coordinati dalla Procura della Repubblica di Messina che aveva ricevuto apposita segnalazione dalla direzione provinciale di Messina dell’INPS, hanno denunciato, il titolare di un’impresa di Tortorici (Me) operante nel settore agricolo e i relativi lavoratori dipendenti “fantasma”.
Sono serviti alcuni mesi d’indagine ai finanzieri per accertare che l’azienda agricola, a partire dal 2008, aveva raggirato l’ente previdenziale presentando documentazioni false e attestazioni non veritiere, ottenendo la liquidazione di somme relative a indennità di disoccupazione, malattia, maternità e assegni familiari, per un importo superiore a trecentomila euro.
Dalle indagini è emerso anche che il titolare della ditta aveva dichiarato il pascolo di animali che in realtà non possedeva, al solo fine di far risultare l’esistenza di giornate-lavoro mai prestate da soggetti compiacenti, con l’obiettivo di beneficiare delle previste erogazioni. I braccianti venivano assunti e licenziati nello stesso anno, requisito minimo per poter percepire diversi contributi previdenziali, tra cui le indennità di disoccupazione.
I controlli accurati delle Fiamme Gialle hanno permesso di scoprire in totale sessantacinque rapporti di lavoro simulati, per un totale di oltre undicimila giornate lavorative fittizie. Il titolare dell’azienda e i falsi braccianti agricoli sono stati deferiti all’Autorità Giudiziaria per i reati di truffa aggravata ai danni dello Stato e falsità ideologica commessa da privati in atto pubblico, finalizzati all’indebita percezione di erogazioni pubbliche.

 

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