I carabinieri hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip presso il Tribunale di Messina, su richiesta della locale Procura, nei confronti di due persone ritenute responsabili a vario titolo dei reati di tentato omicidio aggravato dal metodo mafioso, porto e detenzione di armi comuni da sparo, rapina e trasferimento fraudolento di valori.
Le indagini dei militari dell’Arma, avviate dopo il tentativo di omicidio di un pregiudicato, avvenuto il 25 agosto del 2018 a Messina, hanno consentito di individuare i responsabili dell’agguato, messo a segno in un contesto mafioso, e di far emergere il loro coinvolgimento in altri reati.
Le persone arrestate per il tentativo di omicidio di Francesco Cuscinà, nel rione a Giostra, avvenuto il 25 agosto del 2018, sono Giuseppe Cutè, 39 anni, e Paolo Gatto, 22 anni, rispettivamente nipote e figlio di Puccio Gatto, storico boss di Giostra, attualmente al 41 bis.
I due sono accusati, in concorso, del tentativo di omicidio: a bordo di uno scooter raggiunsero Cuscinà in viale Giostra e spararono alcuni colpi d’arma da fuoco, colpendo l’uomo alla testa, all’addome e al braccio mentre era seduto sul proprio scooter. La pistola, però, si inceppò, ne scaturì anche una colluttazione, quindi la fuga dei due.
Il tentativo di omicidio avvenne per dissidi all’interno del clan. I militari dell’Arma sono riusciti comunque a ricostruire i fatti, grazie anche alle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, Giuseppe Minardi, fin dai primi anni ’90 addentro al clan di Giostra capeggiato da Luigi Galli. Durante le indagini è emersa anche l’attribuzione a un prestanome della titolarità di un centro scommesse a Villa Lina, nel cuore del quartiere Giostra, di fatto gestito da Cutè ma intestato a una ventenne incensurata.
Il negozio, recentemente chiuso, è stato sottoposto a sequestro preventivo. Paolo Gatto è stato anche indicato come responsabile di una rapina a mano armata avvenuta lo scorso gennaio ai danni di una stazione di carburante sul viale Giostra: sotto la minaccia di un coltello, puntato alla gola e al ventre del benzinaio, si era fatto consegnare l’incasso della giornata (circa 500 euro).
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