“Da nuotatrice e siciliana, quello di attraversare lo Stretto di Messina a nuoto è un vecchio sogno nel cassetto. Sin da piccina, guardando dal traghetto ogni estate e talvolta intravedendo i delfini, mi immaginavo come sarebbe stato nuotare al loro fianco. Quel mare mi incuteva un po’ di inquietudine. Spesso agitato, a volte fosco. Ma era il “mio” mare e io lo amavo. Oggi questo mare mi mette angoscia. E’ un mare che soffre. Enormi masse di rifiuti sono state documentate sui suoi fondali. I “rifiuti” sono anche quelli verso la gente che lo attraversa, il Mediterraneo, in cerca di una vita migliore, che spesso gliela lascia”. Lo dice Enza Spadoni, tra gli organizzatori di una bella iniziativa a tutela dell’ambiente che ha visto nuotatori attraversare lo Stretto di Messina.
Ieri con il suo gruppo di nuoto di Pontedera, Spadoni ha intrapreso per la prima volta la traversata del Mediterraneo, “a cui dobbiamo secoli di vita e cultura, luogo di passaggio di civiltà e di genti oltre che ambiente marino da salvaguardare: non possiamo dimenticarcene, attraversandolo a nuoto, ed è per questo che abbiamo deciso di promuovere con la nostra iniziativa l’hashtag #respectnature, allo scopo di sensibilizzare e responsabilizzare sui temi della qualità ambientale e della tutela marina, ma anche della dignità della natura umana, quella che attraversa il Mediterraneo. Nella consapevolezza che il rispetto della natura, umana e ambientale, è un elemento cardine dello sviluppo sociale e all’origine di una condotta civile in grado di garantire il futuro del nostro Pianeta”.
Spadoni spiega ancora: “Quella dell’educazione e della sensibilizzazione culturale è un’attività che può avere una sua significativa importanza laddove riesca ad anticipare condotte dai risultati insanabili sulla possibilità di progresso umano e crescita del Pianeta. Tanto fa la ricerca per risolvere i problemi creati dall’uomo. Il Centro di ricerca sulle tecnologie del mare e la Robotica marina della Scuola Superiore Sant’Anna ha recentemente sviluppato, grazie al lavoro di un team di ricerca dell’Istituto di BioRobotica finanziato da Arbi Dario S.p.A., il robot Silver2 – Seabed-Interaction Legged Vehicle for Exploration and Research, un robot-granchio subacqueo del peso di 20 kg capace in modo autonomo di scendere fino a 200 metri di profondità per esplorare i fondali marini e ripulire il mare dalla plastica.
Silver2 è infatti dotato di sei zampe articolate e molleggiate che gli consentono di muoversi saltellando sul terreno senza danneggiare l’ecosistema marino e di aggirare eventuali ostacoli. E’ munito di due telecamere ad alta definizione e di una “pancia” in grado di contenere vari strumenti, utili a raccogliere campioni del fondale e ripulirlo dalla microplastica. Può essere guidato a distanza grazie a una boa superficiale che riceve i dati e li trasmette wireless al computer dell’operatore, e in futuro potrà essere attrezzato anche con un braccio per poter raccogliere la plastica di maggiori dimensioni, come i sacchetti e le bottiglie.
Recentemente, il MISE (Ministero per lo Sviluppo Economico) ha approvato il progetto “Beyond the landfill 4.0” – Oltre la discarica, attualmente in validazione presso gli uffici competenti della Regione Toscana e promosso da Sei Toscana, Acea Ambiente e Rea, per un investimento complessivo di 19 milioni di euro nell’ambito del quale l’Istituto di BioRobotica svilupperà una piattaforma dimostrativa ad altissima automazione per il disassemblaggio di pezzi complessi e il successivo smaltimento e recupero. L’obiettivo: creare zero rifiuti.
Un sogno, non avere più discariche e avere i fondali marini puliti? No, ma innanzitutto un compito civile che nasce dalla responsabilità di ciascuno imparando il comportamento giusto per un mondo pulito nell’epoca dei cambiamenti climatici dovuti essenzialmente all’inquinamento, e rispettando regole e leggi (ed è ormai ufficiale lo stop della plastica monouso in tutti i Paesi UE a partire dal 2021).
Il prof. Roberto Buizza, fisico dell’Istituto di Scienze della Vita della Scuola Superiore Sant’Anna, ha recentemente inviato alle più alte cariche istituzionali italiane una lettera aperta a cui hanno aderito più di duecento scienziati e intellettuali di tutto il mondo. “Il riscaldamento globale”, si legge, “è di origine antropica. È urgente e fondamentale affrontare e risolvere il problema dei cambiamenti climatici. Chiediamo che l’Italia segua l’esempio di molti paesi Europei, e decida di agire sui processi produttivi ed il trasporto, trasformando l’economia in modo da raggiungere il traguardo di ‘zero emissioni nette di gas serra’ entro il 2050”.
E lo SPORT? Anche questo può lanciare un messaggio positivo nell’aver cura di sé – attraverso una sana e quotidiana pratica sportiva che migliori il proprio stato di salute psico-fisica e in generale la qualità del vivere con un corretto stile di vita -, nell’aver cura degli altri – con un maggior senso di apertura, accoglienza ed empatia – e nell’aver cura dell’ambiente in cui viviamo, con pratiche di comportamento “ambientale” corrette. Cura è la nostra nuova parola-chiave, responsabilità individuale nelle buone pratiche di comportamento ambientale (e umano) per benefici collettivi e crescita sociale e civile, per i quali la traversata non è che un primo passo per lavorare insieme a un nuovo percorso che unisca animazione territoriale e sensibilizzazione culturale, ricerca scientifica, leader in campo ambientale e tutti gli stakeholder che hanno a cuore la Terra in cui viviamo, la Natura, quella umana nel senso di rispetto per noi e per gli altri attorno a noi, e la natura nell’ambiente che ci circonda”.
Il gruppo che ha attraversato lo Stretto è composto da 11 nuotatori liberi, persone tra i 35 e i 65 anni variamente impegnate nel mondo del lavoro e delle professioni e provenienti dalla Toscana, oltre che per un atto sportivo a compimento e sfida della passione per il nuoto, non agonistico e con un’attenzione sempre presente ai valori del bene e del benessere individuale e collettivo.
“#respectnature – fanno sapere ancora gli organizzatori – come alla chiave della cura per la persona e per l’ambiente utilizzando lo sport per lanciare temi in particolare in questo caso legati alla salvaguardia del mare (e di chi lo attraversa). Sport e ambiente dunque uniti perché una maggiore consapevolezza e il senso di responsabilità individuale a governare le azioni di ciascuno sono ciò che conduce ai benefici collettivi nel momento in cui si traducano in occasioni condivise di progresso”.
Il gruppo degli “Scialacquati” pontederesi – come amano farsi chiamare – ha centrato l’impresa: lo Stretto di Messina è stato attraversato a nuoto in poco di un’ora. Partenza dal faro di Messina intorno alle 9 dopo essere stati convocati per le sette dalla Capitaneria di Porto per le procedure. E poi hanno toccato il continente nella zona calabrese di Cannitello, poco distante da Villa San Giovanni, punto strategico fondamentale per il collegamento con la Trinacria fin dall’antichità.
L’impresa, sostenuta da Peccioli Scari e Assostudio 1989, è compiuta. Così Andrea Bartalena, Domenico Cheli, Federico Creatini, Beatrice Daini, Andrea Falchi, Federica Felici, Serena Lassi, Giorgio Nazzi, Lara Pellegrino, capitanati da Enza Spadoni hanno concluso la loro nuotata di sensibilizzazione. E’ rimasto a Pontedera Marco Cavallini pei un infortunio. Gli altri se la sono cavata alla grande, percorrendo i 3.500 metri dello Stretto in un’ora e qualche minuto.
Spiega soddisfatta Enza Spadoni: -È andato tutto secondo previsioni, anche se a circa metà traversata abbiamo dovuto fare i conti con alcuni gorghi e conflitti delle correnti. Si era alzato un po’ di scirocco e la confluenza di due mari, il Tirreno e lo Ionio in quel punto. ci ha messo un po’ in difficoltà. Ma l’impegno era tanto, la soddisfazione immensa, la preparazione all’ altezza della competizione. Inoltre eravamo scortati da imbarcazioni, oltre a una che faceva da timone con cronometrista, specializzati in salvataggio, e una nave ammiraglia con medico a bordo”.
Enza Spadini racconta ancora: “Abbiamo raccolto un po’ di plastica dal mare, secondo il nostro spirito di attenzione per l’ambiente e dignità umana sempre davanti a tutto. Questi sono stati i punti fermi della nostra impresa, preparata nel mare della Toscana e nella piscina di Pontedera”.