“Preferisco morire da uomo libero”: non usa mezzi termini Sandro Biviano, il giovane di Lipari affetto, come i suoi fratelli Marco, Elena e Palmina da distrofia muscolare.
Sandro, insieme agli abitanti di Lipari, da agosto protesta per il potenziamento dell’ospedale dell’isola, dove, sempre lo scorso agosto, al pronto soccorso, è morta una ragazza di 22 anni, Lorenza Famularo, cugina dei fratelli Biviano.
Dopo il decesso della giovane, a Lipari si sono susseguiti sit-in e manifestazioni davanti al nosocomio, che hanno visto la mobilitazione generale degli isolani per chiedere una sanità più efficiente.
Dopo due mesi di contestazioni, a detta di Sandro, nulla è accaduto per migliorare le condizioni dell’ospedale di Lipari, tanto che il giovane ha deciso di ‘trasferire’ la sua protesta a Palermo portando con sé i macchinari salvavita che utilizza abitualmente.
Prima di partire alla volta del capoluogo, Sandro ha scritto una nota che vi proponiamo:
“Non sarei mai voluto arrivare ad un gesto cosi estremo, ma le istituzioni mi hanno portato a farlo.
Oggi sarò a Palermo portandomi tutti i macchinari vitali, da li non andrò più via fino a che le istituzioni non prenderanno seri provvedimenti riguardo l’ospedale di Lipari.
Rimanere a Lipari dove non c’è una rianimazione, medici che non ci garantisco h24 in urgenza ed emergenza non ha più senso.
Non è accettabile vedere viaggiare i pazienti anziché i farmaci come i malati oncologici, calpestando la diagnosi delle persone.
Se devo morire preferisco morire lottando da uomo libero anziché su una barella aspettando un medico che forse non arriverà mai o morire intubato perché non abbiamo una rianimazione.
Sono del parere che se la mia vita può servire per salvare altre vite è giusto e doveroso che si faccia, solo una vita salvata per me è una grande vittoria”.
E ancora: “Non è che non amo la vita anzi la amo tanto, so io cosa porto nel cuore e le lacrime che verso davanti a dure realtà dove molto spesso non ci sono soluzioni e posso solo rimanere ad assistere impotente e pregare.
La malattia mi ha fatto conoscere cosa si prova a desiderare l’ossigeno, ad avere i polmoni pieni di muchi, a stare sempre seduto e tant’altro.
E quando sto male soffro, soffro maledettamente non perché sto male io, ma perché so quanto soffrono gli altri, nelle mie stesse condizioni.
Mi dispiace molto che ho dovuto essere severo e fermo nella mia posizione con i comitati che io rappresento in difesa dell’ospedale e nella mia scelta di partire e spero che capiranno il mio gesto, rimanere a lottare a Lipari nel rischio di contrarre il coronavirus e rischiare di morire dentro casa non ha senso. Le istituzioni devo assolutamente prendere posizione e tutelarci la salute come prevede l’articolo 32 della Costituzione.
Io al tavolo tecnico regionale sono stato chiaro: BASTA PIÙ PAROLE E COMUNICATI CHE LASCIANO IL TEMPO CHE TROVANO, NOI VOGLIAMO FATTI CONCRETI E NON MI SENTO IN DOVERE DI RISPETTARE IL DPCM PERCHÉ LE ISTITUZIONI NON STANNO RISPETTANDO NOI CITTADINI LASCIANDOCI SOLI, CON OSPEDALI CHE FANNO ACQUA DA TUTTE LE PARTI TRATTANDOCI NON DA ESSERI UMANI MA DA CLIENTI”.
Conclude Sandro: “Quello che io faccio lo faccio perché lo sento e lo reputo una cosa normalissima lottare per i propri ideali e per far valere i nostri diritti.
Ringrazio le splendide persone che ho conosciuto in questi anni e in questa lotta che ho la fortuna di poter chiamare amici, in particolare a Bartolo Cappadona e Salvatore De Gregorio che saranno al mio fianco a Palermo insieme al Sindaco di Lipari Marco Giorgianni e l’assessore Tiziana De Luca. Speriamo di non dover arrivare a gesti estremi di dover staccare tutti i macchinari ma di poter tornare presto nella mia amata isola per godermi gli ultimi anni della mia vita sereno con la mia amata. Non tornerò senza risultati certi.
#iosonolorenza”.
Nel 2013, Sandro Biviano, insieme al fratello Marco, furono protagonisti di una clamorosa protesta per il diritto alle cure. Da Lipari partirono per Roma, dove piazzarono una tenda da campeggio davanti Montecitorio nella quale rimasero per due anni chiedendo alle istituzioni maggiore assistenza e interventi decisivi a favore delle persone malate e affette da disabilità.
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