Si fermeranno per ben 72 ore i circa 500 lavoratori portuali di tutta la Sicilia dalla mezzanotte del prossimo 3 maggio a sabato 5. A proclamare l’astensione dei lavoratori che si occupano delle operazioni portuali, sono i sindacati di categoria Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti nell’ambito della vertenza sulla cosiddetta autoproduzione, la scelta di alcuni armatori di gestire in proprio le attività portuali, operazioni di carico e scarico, che sono di competenza delle società che operano all’interno degli scali.
Intanto hanno preso il via, già stamani e sono in corso, i sit in tutti i porti. Lo stato di agitazione era stato proclamato lo scorso 27 marzo, ma a portare allo sciopero di 72 ore, che causerà molti disagi in tutti gli scali siciliani, è stata la decisione annunciata dalla Caronte & Tourist che ha comunicato all’Autorità portuale di Messina e all’impresa portuale di Milazzo la volontà di agire in regime di autoproduzione a partire da subito.
“La stessa Autorità portuale di Messina – commentano i tre segretari regionali Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti Sicilia, Franco Spanò, Amedeo Benigno e Agostino Falanga – ci ha fatto sapere che allo stato attuale la Caronte non dispone di alcuna autorizzazione ad agire in autoproduzione. Si tratta quindi dell’ennesimo attacco illegittimo non solo al lavoro portuale ma all’intero sistema economico regionale, che si regge su sottili equilibri garantiti, prima di tutto, dall’efficienza dei porti assicurata da questi lavoratori. La decisione peraltro non tiene alcun conto delle nostre richieste e della convocazione sulla vertenza attesa dalla Presidenza della Regione”.
“Da anni le compagnie armatoriali usano proprio l’autoproduzione come strumento di ricatto per ottenere ribassi sui servizi – aggiungono Spanò, Benigno e Falanga –, un atteggiamento scorretto se si considerano i capitolati d’appalto milionari dove si prevedono anche i costi operativi di questi servizi. Non possiamo tollerare il comportamento provocatorio e disfattista della Caronte, che in assenza di un controllo, ritiene di poter agire non rispettando le normative” concludono i sindacati.
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