Nuove minacce di morte all’ex presidente del parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci, presidente onorario della fondazione Antonino Caponnetto, che con il suo protocollo antimafia diventato poi legge nazionale ha smantellato il sistema delle truffe sui fondi europei con cui la mafia si arricchiva.
Rafforzate le misure di sicurezza per Antoci
Per questo motivo da qualche tempo sono state rafforzate le misure di sicurezza personali per Antoci e per i tutti i suoi familiari, con un monitoraggio per tutto il giorno da parte delle forze dell’ordine: sono state decise le zone rimozione nei luoghi ove si reca, e la strada della casa dei genitori è stata interdetta al traffico.
Nell’ordinanza di applicazione cautelare per un indagato per mafia e estorsione è scritto che una persona, vittima dell’indagato, dall’agosto di quest’anno ha raccontato ai carabinieri dialoghi avuti con l’estorsore in cui quest’ultimo diceva che alcuni suoi parenti che erano in carcere dopo l’operazione antimafia che ha sgominato i clan dei Nebrodi, accusati anche di altri fatti di mafia e uno di loro di omicidio, non appena scontata la pena avrebbero ucciso Antoci.
Le parole dell’indagato
“A Peppe Antoci non l’hanno voluto ammazzare però quando escono i miei parenti al 41 bis l’ammazzano” avrebbe detto. L’indagato avrebbe detto di appartenere alla famiglia mafiosa dei Batanesi ed ha realmente dei parenti in carcere condannati nel novembre scorso al maxiprocesso alla mafia dei Nebrodi che vedeva 101 imputati (91 condannati e 10 assolti). Antoci è sfuggito a una agguato mafioso nel 2016.
La commissione regionale antimafia ha fatto una indagine e ha presentato una relazione sull’attentato del 2016 in cui ha scritto che a suo giudizio “restano attuali le tre ipotesi formulate in premessa: un attentato mafioso fallito, un atto puramente dimostrativo, una simulazione. Ipotesi, tutte, che vedono il dottor Antoci vittima (bersaglio della mafia nelle prime due; strumento inconsapevole di una messa in scena nella terza). Alla luce del lavoro svolto da questa Commissione corre l’obbligo di evidenziare che, delle tre ipotesi formulate, il fallito attentato mafioso con intenzioni stragiste appare la meno plausibile. L’auspicio è che su questa vicenda si torni ad indagare (con mezzi certamente ben diversi da quelli di cui dispone questa Commissione) per un debito di verità che va onorato”. La fondazione Antonino Caponnetto ha espresso ad Antoci la propria solidarietà per le recenti minacce.
La solidarietà di Cracolici
“Sono al fianco di Giuseppe Antoci, a lui va la mia vicinanza e piena solidarietà dopo le notizie sulle ulteriori pesanti minacce nei suoi confronti”. Lo dice Antonello Cracolici presidente della commissione regionale Antimafia.
“Durante un incontro che ho avuto con lui nei giorni scorsi – aggiunge – abbiamo affrontato diversi temi già al centro del suo impegno, concordando sulla necessità di proseguire un percorso comune per potenziare gli strumenti necessari a liberare il settore zootecnico ed agricolo da pressioni mafiose e criminali”.
Le parole di vicinanza di Barbagallo
Il capogruppo del Pd in commissione Trasporti alla Camera e segretario regionale del Pd Sicilia, Anthony Barbagallo sottolinea: “La mafia dei pascoli è stata duramente colpita dalle condanne e tenta di rialzare la testa minacciando di morte Giuseppe Antoci che l’ha contrastata in ogni modo grazie anche al suo protocollo di legalità divenuto oggi legge dello stato. Addirittura ci sarebbe un ordine operativo per eliminarlo. Ad Antoci e alla sua famiglia esprimo vicinanza e solidarietà personale e a nome del Pd siciliano. Antoci non è solo, siamo al fianco in questa battaglia contro l’anti-stato”.
Il sostegno della Cgil Sicilia “Tenere alta la guardia”
Sostegno e solidarietà a Giuseppe Antoci, ex presidente del parco dei Nebrodi vengono espressi dalla Cgil siciliana, per bocca del segretario generale Alfio Mannino.
“Le nuove minacce- dice Mannino- danno da un lato il segno di quanto duro abbiano colpito il processo alla mafia dei Nebrodi e prima ancora il protocollo Antoci che ha portato a quel processo. Dall’altro segnalano però che la mafia continua a essere pericolosa e cerca di proseguire con i suoi propositi di vendetta e con le attività criminali. Quindi – sottolinea Mannino – occorre tenere alta la guardia. La storia del resto ci insegna che la reazione mafiosa a provvedimenti che ne colpivano i patrimoni è stata puntuale e violenta. Si è quindi nel giusto a proseguire si questa strada – conclude il segretario della Cgil – ma si è anche nel giusto a essere estremamente vigili, tutelando chi è esposto e perseguendo senza soluzione di continuità mafiosi e criminali bloccandone i loschi affari”.
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