Il presidente del parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci, scampato a un attentato il 18 maggio scorso, denuncia quello che definisce un tentativo di screditarlo, operato contro da lui sul web, e riceve la solidarietà del governatore Rosario Crocetta.
“Sapevo che la minaccia non sarebbe arrivata solo dalla mafia – scrive Antoci sul suo profilo Facebook. – Aver fatto saltare interessi ed equilibri economici e politici fa impazzire di rabbia tanti personaggi. Il ‘mascariamento’ è partito subito, come è avvenuto a tanti altri prima e più autorevoli di me.”
“Sono rimasto in silenzio, – spiega ancora Antoci – ho tollerato, ho sopportato con la forza di chi è a posto con la propria coscienza e soprattutto per il fatto che gli attacchi erano diretti solo al sottoscritto e solo da pochissimi individui. Oggi si raggiunge l’apice. Il “mascariamento” e la macchina del fango si vogliono utilizzare addirittura contro mia moglie, come se non bastasse quello che sta già passando insieme a me e alle mie figlie. Assurdo ma è così, ma, ancora una volta, un buco nell’acqua….. Con una bugia messa in rete ad arte e con cattiveria”.
Un blog che si occupa di fatti del Messsinene ha scritto in un post che la moglie di Antoci avrebbe parentele a famiglia mafiosa dei Rampulla di Mistretta. “Non ha nessuna parentela, neanche alla lontana – afferma Antoci. – Zero e ancora ZERO! Tutto pura invenzione sfruttando l’omonima del cognome. A questo punto DENUNCIO e ancora Denuncio! Dovranno rispondere e pagare per questa squallida infamia. La mafia mi voleva togliere la vita, adesso mi si vuole sporcare l’anima e la dignità. Reagirò e combatterò con tutte le mie forze anche contro questo sporco e lurido tentativo. VOGLIONO FERMARMI……. Ma statene certi! Non mi fermerò, andrò avanti e fino in fondo….”.
Parla di “una mera operazione di ‘mascariamento'”, operata contro Giuseppe Antoci, anche il governatore della Regione Siciliana, Rosario Crocetta, che attraverso una nota solidarizza con il presidente del Parco dei Nebrodi. “E’ una persona esposta in prima linea, – spiega il governatore – che rischia seriamente la vita e compie atti concreti contro la mafia. Non sono riusciti ad ucciderlo con l’attentato e, adesso, non so con quanta consapevolezza, c’è chi lo vuole demolire sul piano morale. E’ un’azione, questa, avviata sin dai primi giorni dopo l’attentato, quando qualcuno sosteneva che i colpi erano stati tirati in basso, come se nel cuore della notte, al buio, si potevano centrare perfettamente gli obiettivi, come se coloro che sparano non sanno molto bene che quando si è oggetto di un attentato la prima cosa fa la persona, è buttarsi al di sotto del sedile della macchina, come se qualcuno non si fosse studiato neppure la dinamica dell’attentato che era basata sul fatto di fermare la macchina, sparare all’altezza delle ruote per impedire che l’auto si potesse muovere e successivamente incendiarla. Ma questi sono dettagli tecnici che non ci interessano, fanno parte del lavoro degli investigatori”.
“Quello che colpisce, – aggiunge Crocetta – è che alcuni signori non sentano il bisogno di attaccare i mafiosi, che ammazzano, estorcono. No, il bisogno principale è colpire l’antimafia. Anche quando, come nel caso di Antoci, non è l’antimafia delle chiacchiere ma quella concreta degli atti amministrativi. Se qualcuno ha da dire qualcosa e vuole criticare Antoci, trovi atti nelle vicende del Parco dei Nebrodi che non siano in linea con questa scelta chiara di combattere la mafia. Alcuni si devono solo vergognare e chiedere scusa non solo ad Antoci, ma a tutti i siciliani onesti. Antoci ha querelato i diffamatori e io sono convinto che anche in questo caso ci sarà giustizia, quella giustizia che io ho avuto 4 anni dopo nei confronti di un giornale che mi aveva ‘mascariato’. Solo che le sentenze arrivano dopo, nel frattempo oltre al dolore di Antoci, dei suoi familiari per la crudeltà dell’attentato, si aggiunge la grande sofferenza generata dall’azione diffamatrice. Coraggio Giuseppe, i siciliani onesti sono con te”.