La Corte d’assise di Messina ha condannato a 22 anni di reclusione per omicidio Luigi De Domenico, 58 anni, accusato di avere causato la morte di un’avvocata di 45 anni con cui aveva una relazione.
Secondo l’accusa l’imputato le avrebbe nascosto per anni di essere malato di Hiv, continuando, nonostante la patologia, ad avere rapporti sessuali non protetti e contagiando anche altre donne in diverse città del Nord d’Italia.
E’ la seconda sentenza sul caso di una Corte d’assise di Messina. La prima, che lo aveva condannato sempre a 22 anni, era stata annullata in secondo grado per la presenza tra i giurati di persone che avevano superato i 65 anni di età nel corso del processo.
La nuova sentenza di primo grado prevede anche risarcimenti alle parti civili: 150 mila euro alla sorella e ai genitori della vittima. Disposta anche la trasmissione degli atti alla Procura per valutare le deposizioni in aula di due testimoni: una dottoressa che aveva avuto l’uomo in cura e una donna che aveva avuto una relazione con lui.
Ieri la sezione infortunistica della polizia municipale ha arrestato stamani a Messina Domenico Leonardi, 39 anni, per omicidio stradale. Con la sua Smart ha investito il ciclomotore condotto dalla ventitreenne Miriam La Spada, morta il 3 giugno scorso al Policlinico per le conseguenze di un incidente. L’aggravamento della misura cautelare (l’uomo si trovava ai domiciliari per altra causa ed era evaso) è avvenuto dopo la morte della ragazza.
Le indagini della polizia municipale, grazie a testimonianze dirette e alle immagini di una telecamera di videosorveglianza, hanno consentito di ricostruire la dinamica dell’incidente e le gravi responsabilità di Leonardi. L’uomo, infatti, oltre ad essere evaso quella sera dai domiciliari dopo un litigio con i genitori, aveva anche la patente di guida revocata.
La 23enne vittima di un gravissimo incidente stradale la sera del 24 maggio a Messina, nel quartiere Camaro. Dopo dieci giorni dal ricovero al Policlinico in gravissime condizioni i medici hanno avviato le pratiche per la morte cerebrale e per il conseguente espianto, come voluto dai genitori della ragazza che con il dolore nel cuore ma con grande senso di altruismo hanno acconsentito alla donazione. Ancora una vittima delle strade, dunque, ma stavolta con una dinamica che fa davvero male. Assurda e anche ingiusta, sotto diversi punti di vista.