Un medico e tre operatori sanitari finiscono nei guai. Durante la pandemia avrebbero inserito risultati falsi relativi a tamponi per la rilevazione del Covid19 nella piattaforma sanitaria SIRGES per ottenere i green pass, generando un giro d’affari significativo.
Il reato contestato: “Redazione di false certificazioni Green Pass”
La Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Messina sta dando esecuzione a una ordinanza emessa dal Gip del Tribunale peloritano che dispone la misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria nei confronti dei quattro indagati che dovranno rispondere del reato di “associazione per delinquere finalizzata alla redazione di false certificazioni Green Pass”.
I dati falsi nella piattaforma sanitaria SIRGES
Le Fiamme Gialle in particolare hanno scoperto l’esistenza di una presunta organizzazione composta da un medico e tre operatori sanitari che, nel corso del periodo caratterizzato dalla pandemia, avrebbero inserito, avvalendosi degli strumenti di un laboratorio di analisi, la risultanza di falsi tamponi nella piattaforma sanitaria SIRGES, così ottenendo, mediante portale telematico, i green pass base.
Un corposo giro d’affari
Avrebbero messo mobilitato un giro d’affari significativo, atteso il documentato utilizzo di tale illecito schema almeno da parte di 132 soggetti messinesi, con costi variabili per singolo tampone da un minimo di 10 euro ad un massimo di 20 euro.
Tanti i blitz che hanno svelato altrattatnti scandali
Sono tante le operazioni che hanno messo in luce presunti giri per l’ottenimento di green pass facili. Nel marzo 2022 una i’indagine è partita da Termini Imerese con perquisizioni in tutta Italia disposte dalla procura e condotte dai poliziotti della sezione di polizia giudiziaria, contro un’organizzazione criminale specializzata nel commercio in rete di falsi green pass in grado di superare i normali controlli di verifica. Gli indagati sono 25. Mentre gli acquirenti sono stati trovati in 15 province italiane: Roma, Cremona, Aosta, Cosenza, Lucca, Caltanissetta, Agrigento, Palermo, Bologna, Olbia, Bari, Venezia, Treviso, Mantova e Salerno. I falsi green pass erano venduti da un’organizzazione in diversi “canali” presenti sulla piattaforma “Telegram”.
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