- Federconsumatori chiede che si faccia luce sulle tariffe applicate dalla società Caronte&Tourist
- Il colosso dei traghetti è finito nell’inchiesta della Dia e della Procura di Reggio Calabria
- Secondo gli inquirenti, le ‘ndrine calabresi si erano infiltrate nella società
Sono le tariffe applicate agli utenti dei traghetti della Stretto di Messina al centro della richiesta di verifica da parte della Federconsumatori dopo il terremoto giudiziario che si è abbattuto sulla Caronte&Tourist Spa a seguito dell’inchiesta Scilla e Cariddi della Procura di Reggio Calabria e della Dia. La società, come disposto dal Tribunale, è sotto sequestro per un periodo di sei mesi, allo scopo, come hanno detto gli inquirenti, di bonificarla e rimuovere le infiltrazioni della ‘Ndrangheta calabrese.
Verifica sulle tariffe
I presidenti di Federconsumatori Sicilia e Calabria, Alfio La Rosa e Mimma Iannello hanno lanciato un appello alla Procura di Reggio Calabria. “Confidano nell’azione di controllo del territorio avviata dalla Procura e chiediamo -dicono i due presidenti di Federconsumatori – vengano assicurati alle migliaia di utenti che fanno uso quotidiano del trasporto Caronte, servizi efficienti, di qualità e nella corretta applicazione di trasparenti ed eque politiche tariffarie considerato che, la stessa impresa lo scorso anno è stata oggetto di segnalazione alle Autorità Antitrust e dei Trasporti per condotte scorrette verso gli utenti”.
Pericolo mafioso
L’associazione dei consumatori temono che il livello di infiltrazione mafioso possa aver compromesso il tessuto economico di quel territorio. “Convinti della necessità – dicono i due presidenti di Federconsumatori – che venga bonificato da ogni illegalità ciascun settore pubblico e privato che impatta i servizi e la vita dei cittadini, condanniamo il livello di permeabilità dell’azienda Caronte la cui condotta risulterebbe piegata a pratiche illegali che, inesorabilmente, hanno ripercussioni sul tessuto sociale ed economico delle comunità in cui opera, sul mondo del lavoro e sulla qualità dei servizi a cui ha accesso l’utenza”.
L’inchiesta
Secondo quanto emerso nel provvedimento cautelare, la cosca calabrese era riuscita ad infiltrarsi grazie ad aziende esterne che gestivano alcuni servizi all’interno del traghetti. La Caap avrebbe avuto il controllo della ristorazione mentre la Vep quello della disinfestazione, entrambe, però, dagli accertamenti svolti dalla Procura di Reggio Calabria e dalla Dia reggina, erano riconducibili ad un personaggio di spicco della criminalità organizzata calabrese, Domenico Passalacqua, già condannato in via definitiva, ma non raggiunto da alcuna misura cautelare e patrimoniale. C’erano altri servizi, legati a società in odor di mafia, affidati dalla Caronte Tourist. Gli interventi di disinfestazione e le prenotazioni per gli imbarchi sui traghetti erano gestiti rispettivamente, secondo gli inquirenti, dalla Carist e dalla Cam service, strettamente connessi alla famiglia Buda.
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