Cinque opere di Banksy, esposte per la prima volta in Sicilia, due pezzi unici di Keith Haring e Basquiat e le creazioni dei nuovi street artists tra cui Invader e Ericailcane: Popism, la mostra che celebra 50 anni di Pop Art (ospitata a Palazzo Corvaja di Taormina) non smette di sorprendere.
Un percorso innovativo e rivoluzionario che ha cambiato il modo di vivere l’arte di oggi, ha convinto appassionati d’arte, critici, curiosi di diverse generazioni, italiani e stranieri che hanno preso d’assalto i saloni dell’antico Palazzo.
L’iniziativa, che rientra nella programmazione di Emergence Festival (Festival Internazionale di Interventi Urbani) è curata da Giuseppe Stagnitta e Julie Kogler in collaborazione con Giancarlo Carpi, ed è patrocinata dal Comune di Taormina e da Taormina Arte e organizzata da Studio Soligo e Musica e Suoni.
Oltre 80 opere provenienti da famose collezioni private di tutto il mondo e da importanti gallerie d’arte descrivono una rivoluzione, la rivoluzione Pop, che a partire dalla fine degli anni ‘50 ha influenzato l’immagine, il costume, la pubblicità e innumerevoli aspetti della vita moderna. Tutto ha inizio con la Pop Art, si evolve con i Graffittisti e il Pop Surrealism, per arrivare a quella che si può definire una vera e propria controcultura: la Street Art.
Banksy rappresenta per la Sicilia una novità assolta. Il writer inglese è uno dei maggiori esponenti della street art ed è “presente” a Taormina con cinque opere. Il vero nome dell’artista non è noto. Si sa tuttavia con certezza che è cresciuto a Bristol. Le sue opere murali sono spesso a sfondo satirico e riguardano argomenti come la politica, la cultura e l’etica.
La tecnica che preferisce per i suoi lavori di guerrilla art è da sempre lo stencil che, proprio con Banksy, è arrivato a riscuotere un successo sempre maggiore presso street artist di tutto il mondo. I suoi stencil hanno cominciato ad apparire proprio a Bristol, poi a Londra, in particolare nelle zone a nordest e a seguire nelle maggiori capitali europee, notevolmente non solo sui muri delle strade, ma anche nei posti più impensabili come le gabbie dello zoo di Barcellona.
Il fenomeno del Graffittismo nasce proprio in questa scia di grande libertà e protesta a New York e raggiunge un successo immediato, in una Città stanca di un’arte nata dalla cultura artistica, creata e portata avanti dal mondo dei bianchi. Rappresenta, come già il jazz, una rivincita culturale dei negri e degli emarginati, un soffio di nuova energia, di nuova creatività, con quel tanto eversivo di proibito, di underground, che ne fa un fiore all’occhiello della New York bene che inevitabilmente finisce per distruggere tutta la carica. Risposta spray alla produzione capitalistica, una risposta selvaggia che cancella, travolge, tutti i messaggi della rivoluzione di massa.
All’interno della mostra due pezzi unici importanti di Keith Haring e Basquiat ed opere di Doze Green, Ron English, Jon One, Rae Martini, Bo130, Bros e Atomo per quanto riguarda il graffittismo per arrivare ai nuovi street artists come Invader, The London Police, Boris Hoppek, Microbo, Okuda, Lucamaleonte, Zed1 e il famosissimo Ericailcane per non parlare del significativo Shepard Faray (OBAY) e soprattutto Banksy, che crea un nuovo modo di fare e vivere l’arte rivoluzionandola.
Gli artisti in mostra sono: Andy Warhol, Roy Lichtenstein, Robert Rauschenberg, Robert Indiana, Mimmo Rotella, Mario Schifano, Sergio Lombardo, Renato Mambor, Tano Festa, Mark Kostabi, Steve Kaufman, Doze Green, Keith Haring, Jean-Michel Basquiat, Rammellzee, Jon One, Rae Martini, BO130, Atomo, Takashi Murakami, Yasumasa Morimura, Yoshitomo Nara, Tomoko Nagao, Katja Tukiainen, Mark Ryden, Marion Peck, Ron English, Nicola Verlato, Fulvio Di Piazza, Elio Varuna, Anthony Ausgang, Domenico Pellegrino, Max Ferrigno, Gabriels, The London Police, Flying Fortress, Boris Hoppek, Microbo, Invader, Bros, Ericailcane, Okuda, Rosh333, Borondo, Jbrock, Lucamaleonte, Moneyless, Zed1, Shepard Fairey, Banksy.
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