Sarà compito della magistratura, dopo aver ascoltato i testimoni, a cercare di ricostruire gli ultimi momenti di vita di Aurelio Visalli il sottufficiale quarantenne della Guardia costiera ritrovato senza vita dopo alcune operazioni di salvataggio di due sedicenni in balia del mare in tempesta a Ponente, a Milazzo (Me). L’uomo è stato ritrovato, ieri mattina intorno alle otto dall’equipaggio della motovedetta della Capitaneria di Porto Mamertina sulla quale il giovane sottufficiale aveva prestato servizio fino a sabato mattina. Il ritrovamento è avvenuto a diverse centinaia di metri, da dove si era tuffato per effettuare il salvataggio, ad una trentina di metri dalla costa nota come Puntitta, nella baia del Tono.
Ora il corpo del sottufficiale si trova al palazzo municipale mamertino dove sarà allestita la Camera Ardente dopo che, subito dopo il suo recupero, è stato sistemato a bordo di una motovedetta e trasferito al Porto dove c’erano anche il sindaco di Venetico, Francesco Rizzo e quello di Milazzo, Giovanni Formica. Scene strazianti davanti alla moglie e ai parenti.
Intanto il cognato di Visalli sostiene che il sottufficiale “poteva essere salvato, ci sono responsabilità gravi per le dinamiche con le quali lo hanno costretto ad intervenire e responsabilità dei soccorsi assolutamente in ritardo e inefficaci”, queste le parole del capo dei vigili urbani di Venetico Antonio Crea, cognato di Aurelio Visalli. “Faccio queste affermazioni forti – prosegue Crea – perché inizialmente a mio cognato e a due sue colleghi era stato vietato di intervenire con la motovedetta perché il mare non lo consentiva, poi gli è stato chiesto di intervenire da terra ma come potevano farlo senza attrezzatura, non avendo ne giubbotti di salvataggio, né salvagenti, mute, corde o altro? Avevano solo un piccolo salvagente con una cordicella per tirarla ai due giovani. – spiega – Mio cognato tra l’altro era motorista e sicuramente non era compito suo. Nel frattempo uno dei ragazzi è riuscito a tornare a riva mentre l’altro attendeva aggrappato ad una boa. A questo punto mio cognato e gli altri due nonostante non avessero l’equipaggiamento adatto si sono gettati in mare in mutande togliendosi la divisa per salvarlo. Mio cognato è stato investito dalle onde e nessuno lo ha più visto -aggiunge -. Nessuno ha tentato di salvarlo nemmeno i suo i due colleghi perché il mare era troppo forte. E dalle 13 alle 19 prima che arrivasse l’elicottero nessuno lo ha cercato veramente. Lo hanno cercato con pochi mezzi, questo anche perché la Capitaneria di Milazzo non era dotata di una nave che potesse affrontare le onde e questo ritengo sia gravissimo, a noi familiari non era stato detto nulla e lo abbiamo dovuto apprendere dalla stampa”.
La Procura sta analizzando la vicenda e gli ordini impartiti ai tre membri dell’equipaggio. “Mio fratello era un eroe già da vivo. Penso che ogni persona che si sveglia la mattina per compiere il proprio dovere affrontando tanti sacrifici debba essere considerato un eroe”, dice Roberto, fratello minore di Visalli.
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