I giudici della Corte di appello hanno cancellato il reato di riciclaggio, confermando la sentenza di primo grado, nei confronti dell’ex deputato di Fi Francantonio Genovese e di altri sette indagati, nell’ambito di un processo riguardante un tesoretto della famiglia Genovese di diversi milioni di euro che si trovava all’estero.
Lo scrive la Gazzetta del Sud.
Si tratta di un’indagine della Procura e della Guardia di finanza che aveva coinvolto Genovese e alcuni suoi familiari, tra i quali il figlio Luigi, attualmente deputato regionale in Sicilia, la sorella Rosalia, il nipote Marco Lampiri, il cognato Franco Rinaldi, la moglie Chiara Schirò e il nipote Daniele Rizzo.
Tutti gli indagati sono stati comunque rinviati a giudizio per evasione fiscale. Al centro del processo, il tesoretto della famiglia Genovese che sarebbe stato nascosto all’estero e poi riportato in Italia. Ma non prima di aver attraversato società diverse e in parte intestate a familiari.
Come si legge su TempoStretto, gli accertamenti della Guardia di Finanza avevano portato al sequestro, 3 anni addietro, del conto corrente presso la Giulius Bar di Montecarlo intestato alla Palmarich Investiment SA, il conto corrente Unicredit e quello Banca di Credito Peloritano intestato a Chiara Schirò, il conto di credito Banca Peloritano di Francatonio Genovese e tutti gli altri conti nella sua disponibilità, i saldi attivi della L&A e della GePa intestati a Genovese e Marco Lampuri, i conti correnti di Rosalia Genovese fino a 380 mila euro circa, fino a 450 mila euro nei conti della Schirò, la villa di Ganzirri, gli appartamenti di via Duca degli Abruzzi, via Lodi, via Brescia e via Sicilia, l’appartamento in residence a Piraino, le quote GePa e L&A in capo a Francantonio Genovese.
Il primo ottobre scorso, la seconda sezione penale del tribunale di Messina ha condannato in primo grado, nel processo nato dall’operazione “Matassa”, proprio Genovese (4 anni e due mesi) e il cognato Rinaldi (3 anni e 4 mesi).
Erano accusati di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione. Una ulteriore condanna per i due ex parlamentari, dopo quella emessa dalla corte d’appello di Messina per il processo “Corsi d’oro 2” sulla formazione professionale.
Le indagini sullo scandalo “Corsi d’oro” hanno portato gli inquirenti a fare luce sulla ‘allegra’ gestione dei fondi destinati alla Formazione professionale da parte della famiglia Genovese.