E’ un mondo sommerso quello della macellazione clandestina nella zona del Parco dei Nebrodi con l’ombra della mafia dei due gruppi avversari quello di Tortorici e quello di Cesarò.
Con l’operazione denominata ‘Gamma Interferon’, la polizia ha indagato 50 persone, 33 sono quelle arrestate e ha portato a termine decine di perquisizioni nella zona del Parco dei Nebrodi, nel Messinese.
Le indagini della Polizia evidenziano che i due gruppi convivono sul territorio senza scontrarsi, muovendosi in maniera autonoma e facendo riferimento a criminalità operante il primo su Tortorici, il secondo su Cesarò.
Ciò che differenzia il primo gruppo dal secondo è il palese “salto di qualità” che quest’ultimo opera rispetto al primo. In tal caso infatti la filiera clandestina della carne è ulteriormente garantita dalla presenza di medici veterinari dell’asp di Sant’Agata Militello.
Secondo gli investigatori, l’inchiesta è coordinata dalla Procura di Messina, sono i due gruppi di Tortorici e di Cesarò a garantire la “legalizzazione” sulla carta con falsa documentazione e apposizione di marchi identificativi sugli animali provento di furto e a permetterne quindi il transito attraverso le aziende del gruppo.
I reati contestati sono abuso d’ufficio, falso, omissione in atti d’ufficio, diffusione di malattie degli animali e favoreggiamento.
Emersi episodi in cui la presenza di capi non identificati o peggio infetti non è stata registrata. Così come non è stata registrata la presenza di importanti quantitativi di farmaci irregolari e illegali da somministrare agli animali, il reperimento e l’utilizzo dei quali costituiscono un altro tassello nella filiera clandestina della carne destinati al consumo umano.
Tra le persone raggiunte da misura cautelare oggi ci sono allevatori e macellai, affiancati da medici veterinari in servizio all’Asp di Sant’Agata Militello, ciascuno con un preciso ruolo nell’organizzazione di una filiera illegale e clandestina delle carni parallela a quella certificata.
Un mondo sommerso su cui i poliziotti del Commissariato di Sant’Agata Militello avviate nel novembre del 2014 e che si sono concluse nel settembre 2015, hanno fatto luce, appurando responsabilità e modus operandi di ciascun indagato.
Tutti, infatti, con compiti e modalità differenti, concorrevano ai differenti passaggi della filiera. Chi con il reperimento della materia prima, che prevedeva in primo luogo furti seguiti da caccia di frodo e sistemazione di gabbie disseminate all’interno del Parco.
Si passava poi al trattamento della materia prima reperita, macellata clandestinamente senza alcun controllo e rispetto di norme igienico sanitarie, o dell’animale, sino alla messa in commercio nei punti vendita al consumatore inconsapevole. La conoscenza del vasto territorio e il controllo dello stesso, con auto apripista durante il trasferimento degli animali che segnalavano la presenza di forze dell’ordine ed eventuali posti di blocco, rendevano l’attività criminale ben oliata ed efficiente.