L’eccezionale ritrovamento del monumentale muro della parodos meridionale, il corridoio di accesso al Teatro dal lato sud, in uno stato di perfetta conservazione su vari metri di altezza e in tutta la sua lunghezza, è uno dei ritrovamenti più importanti emersi dagli scavi archeologici appena conclusi nel sito archeologico di Halaesa Arconidea (Tusa, Messina).
La scoperta è stata effettuata dall’Università francese di Amiens che, in questi giorni, ha animato il sito archeologico insieme alle Università di Palermo e Messina in tre diverse missioni di ricerca.
Il teatro, la cui fase visibile è forse da datare alla fine del III secolo a.C., con l’imponente coronamento dei contrafforti magnificamente decorati, come dimostrano i blocchi di decoro architetturale ritrovati, era una congiunzione tra le due colline che costituiscono l’antica città di Halaesa ed era visibile dal mare e dal porto sottostante.
La campagna di scavi dell’Università francese si è concentrata, in particolare sul teatro di Halaesa e ha permesso di chiarire alcune questioni fondamentali, quali: il rapporto tra la porta, con il suo imponente sistema di scolo delle acque, che si apre nelle fortificazioni della città proprio a valle del teatro, ed il teatro stesso nonché l’organizzazione della scena del teatro, con il proscenio lastricato. Nella parte alta del teatro, inoltre, si è scoperto che il muro a contrafforti che era stato solo in parte scavato da Carettoni negli anni ‘50, continua ad abbracciare tutto l’emiciclo del teatro.
Importanti conferme emerse anche a seguito delle indagini condotte dall’Università di Messina; quello che, fino ad oggi, si pensava essere un altare si è scoperto essere una struttura nella quale si compivano abluzioni rituali legate al culto di Apollo.
L’Università di Palermo, invece, ha operato in due settori delle fortificazioni orientali – la torre C e un’area all’interno della cinta muraria – dove si trova una cisterna. La Torre, verosimilmente un rifacimento del III secolo a.C. del sistema difensivo, fa parte di un tratto di fortificazione che rifodera all’esterno una cinta già esistente; nei pressi si sta scavando una “postierla”, ovvero un passaggio di emergenza che sembra essere stato deliberatamente chiuso, forse nel I secolo d.C.. Riguardo la cisterna sembrano potersi documentare due fasi, entrambe presumibilmente di età ellenistico-romana (III sec. a.C. – I secolo d.C.), cui si sovrappone un muro in crollo con resti di mosaico, che suggerisce l’esistenza di un secondo piano.
Sono alcuni dei risultati delle campagne di scavi condotte nel sito di Halaesa, illustrati alla presenza dell’Assessore regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà, del direttore del Parco Archeologico di Tindari, Mimmo Targia, del sindaco di Tusa, Luigi Miceli e dei rappresentanti delle tre missioni di ricerca.
“Al di là dei significativi esiti delle campagne di scavo – sottolinea l’assessore regionale dei beni culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà – è importante segnalare la ripresa delle attività di ricerca nel Parco Archeologico di Tindari, grazie alla fattiva azione del direttore, Mimmo Targia. Un’azione che si collega a quella in corso in tutta la Sicilia e che ha visto il riattivarsi delle campagne di scavi in quella che amo definire la “primavera dell’archeologia siciliana”. Questa ripresa di attenzione verso la Sicilia e le presenze archeologiche del Mediterraneo – precisa l’assessore Samonà – è il risultato di una strategia complessiva del Governo regionale che sta puntando sui Beni culturali, e sull’archeologia in particolare, per rilanciare uno sviluppo turistico-economico della Sicilia. Arte, archeologia, storia, cultura, paesaggio e ambiente sono, infatti, quegli elementi che danno unicità alla nostra Terra e ci permettono di fare la differenza rispetto all’offerta internazionale. Il rilancio dei Parchi archeologici come catalizzatori di sviluppo territoriale, apre, peraltro, ad una visione dinamica che vede i Parchi e i Musei della Sicilia come elementi aggreganti e valorizzanti dei territori in una collaborazione rafforzata con gli enti locali e gli operatori del territorio”.
“E’ stato molto emozionante – ha detto il direttore del Parco Archeologico di Tindari, Mimmo Targia – vivere il febbrile entusiasmo legato alle campagna di scavo che hanno animato in quest’ultimo mese il sito di Halaesa. Un’eccitazione che ha coinvolto l’intera comunità che, ha vissuto attivamente l’entusiasmo di tornare a veder vivere il sito. Sono molto felice di aver contribuito a questo piccolo miracolo restituendo per prima cosa pulizia e dignità ai luoghi e garantendo l’attuazione di tutte le misure necessarie a visitare gli scavi in sicurezza. Ritengo molto importante il coinvolgimento dell’amministrazione locale nella gestione del sito e la rinnovata collaborazione con la comunità scientifica siciliana e internazionale. Sono certo – precisa Targia – che l’eco dei nuovi ritrovamenti, sarà determinante per indirizzare tanti visitatori nell’antica città di Halaesa”.