La Guardia di Finanza ha eseguito a Barcellona Pozzo di Gotto un provvedimento di sequestro preventivo equivalente di circa 400.000 euro, nei confronti di una società operante nel settore della produzione e commercializzazione di carni, con l’accusa di frode fiscale.
Secondo l’accusa, la società dopo aver accumulato in passato importanti debiti con l’Erario risultava ora formalmente riconducibile ad una nuovo amministratore, al solo scopo di sottrarla al pagamento delle imposte pregresse dovute dai reali gestori.
Gli ex proprietari della società prima di “abbandonarla, ne avevano trasferito tutte le attività in capo ad un’impresa neo costituita, con la quale proseguire, senza soluzione di continuità, la gestione dei propri affari.
Quello delle frodi fiscali nel commercio all’ingrosso è un settore sotto attenzioen da parte della Guardia di Finanza. Due settimane fa un’altra gande operazione era stata condotta nel Messinese.
La Guardia di Finanza aveva scoperto una frode fiscale, perpetrata da 19 aziende dislocate sull’intero territorio nazionale, che ha permesso ad una società messinese di non pagare 5,6 milioni di euro ed evadere, complessivamente, quasi 3 milioni di euro di iva ed imposta sul reddito delle società. Sono stati eseguiti provvedimenti di perquisizione e sequestro di quasi 3 milioni di euro, disposti dal Gip del Tribunale di Messina, su proposta della Procura di Messina.
Il titolare cinese della società messinese, operante nel settore del commercio di articoli di abbigliamento, accessori, grandi magazzini aveva abbattuto il reddito dell’azienda attraverso la contabilizzazione di costi inesistenti, fittiziamente documentati da fatture false emesse da 19 società, per la maggior parte riconducibili a soggetti di etnia cinese.
Il sistema utilizzato è quello dell’aumento di costi attraverso fatture per operazioni in realtà inesistenti ed è stato operato, secondo l’accusa nel settore del commercio di articoli diabbigliamento, accessori, grandi magazzini.
La Guardia di Finanza ha scoperto che l’imprenditore indagato aveva abbattuto il reddito dell’azienda attraverso la contabilizzazione di costi inesistenti, fittiziamente documentati da fatture false emesse da 19 società, per la maggior parte riconducibili a persone cinesi. Uno scambio di fatture fittizie che avrebbe permesso di far risultare falsamente costi, acquisti e riscontrare vendite per evitare di pagare tanto il reddito ottenuto quanto IVA e imposte varie.