Scoperta un’altra maxi frode relativa ai bonus edilizi ad opera dei finanzieri. La Guardia di Finanza di Messina ha eseguito un sequestro preventivo per un totale di 2,2 milioni di euro nei confronti di una società edile di Barcellona Pozzo di Gotto e di un intermediario finanziario. L’operazione, coordinata dalla Procura della Repubblica di Barcellona Pozzo di Gotto, segue un’ordinanza emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale locale. Il sequestro riguarda crediti d’imposta “inesistenti” per circa 1,6 milioni di euro, illecitamente ceduti all’intermediario, e 640.000 euro derivanti dall’omesso versamento di IVA e ritenute previdenziali da parte dell’impresa edile.

Indagini partite da una verifica fiscale del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Messina

L’indagine, condotta dalla Guardia di Finanza, ha avuto origine da una verifica fiscale effettuata dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Messina. L’attività ispettiva ha rivelato un sofisticato meccanismo di frode legato ai bonus edilizi introdotti dal Decreto “Rilancio” del 2020. L’obiettivo era quello di ottenere indebitamente agevolazioni fiscali per lavori di recupero del patrimonio edilizio.

Falso sistema di pagamenti per ottenere i bonus edilizi

Le indagini hanno svelato un sistema fraudolento basato su false dichiarazioni di pagamento. Committenti, spesso legati al legale rappresentante dell’impresa edile, presentavano documentazione attestante pagamenti fittizi tramite bonifici bancari o postali “parlanti”. Queste false attestazioni inducevano in errore l’Agenzia delle Entrate, consentendo all’impresa di monetizzare indebitamente i crediti d’imposta relativi a bonus facciate, ecobonus e bonus ristrutturazione.

Il ruolo dei committenti e dell’intermediario finanziario

I committenti, in concorso con il legale rappresentante della società, dichiaravano un valore dei lavori non supportato da pagamenti tracciabili. Questo sistema ha permesso di generare crediti d’imposta inesistenti per circa 1,6 milioni di euro, successivamente ceduti all’intermediario finanziario. L’impresa edile, inoltre, ha omesso il versamento di IVA e ritenute previdenziali per oltre 640.000 euro, somma considerata profitto della frode fiscale e anch’essa oggetto di sequestro.

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