Una costruzione abusiva utilizzata come base per lo spaccio soprattutto di cocaina e crack, trasformata in una sorta di fortino con un vero e proprio sistema di allarme a distanza e videosorveglianza, sentinelle e tutto il necessario per evitare occhi e presenze indiscrete o non gradite. Dopo lunghe e complesse indagini la polizia è risalita all’organigramma della banda di Santa Lucia ed ha chiuso il cerchio intorno ad una organizzazione che era diventata padrona di un intera area di un quartiere periferico di Messina.

Il blitz all’alba

Fin dalle prime ore dell’alba di oggi, 100 agenti della Polizia di Stato sono impegnati nella esecuzione di ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale di Messina, su conforme richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Messina, a carico di 24 soggetti. Si procede per i reati di associazione per delinquere finalizzata alla detenzione e al traffico di sostanze stupefacenti, oltre che vendita al dettaglio di cocaina, crack e marijuana.

Le indagini e le 24 ordinanze restrittive

Le indagini, condotte dalla Squadra Mobile, hanno consentito di individuare tre distinte organizzazioni criminali operanti nel rione di Santa Lucia sopra Contesse, che utilizzavano come base operativa dello spaccio anche un manufatto abusivo, presso il quale era stato installato un sofisticato sistema di videosorveglianza.

Le precisazioni della questura per rispettare la nuova legge

La nuova legge sulla limitazione del diritto di cronaca impone anche una serie di precisazioni oltre ad impedire, nella maggior parte dei casi, la diffusione dei nomi. Per questo la polizia precisa, in una nota ufficiale, che le notizie sull’operazione “vengono rese note, ai fini dell’esercizio del diritto di cronaca, costituzionalmente garantito e nel rispetto dei diritti degli indagati che, in considerazione dell’attuale fase delle indagini preliminari, sono da presumersi innocenti fino alla sentenza irrevocabile che ne accerti le responsabilità e con la precisazione che il giudizio, che si svolgerà in contraddittorio con le parti e le difese davanti al giudice terzo e imparziale, potrà concludersi anche con la prova dell’assenza di ogni forma di responsabilità in capo agli indagati”. Precisazioni tanto inutili quanto rese obbligatorie di una legge che asume sempre più i controni di un bavaglio.