Usavano le ambulanze come insospettabili mezzi di trasporto per portare la droga sull’asse Roma, Pescara, Messina e poi da Messina a Catania e viceversa senza essere intercettati dalle forze dell’ordine. Una vera e proprio organizzazione criminale con base in Sicilia ma con ramificazioni anche a Pescara e nelle capitale. Un sistema studiato durante il periodo del lockdown proprio perché le ambulanze potevano circolare senza incorrere nei controlli e senza destare sospetto
Otto ordinanze di custodia cautelare
I Finanzieri del Comando provinciale di Messina, con la collaborazione dello S.C.I.C.O. di Roma, su disposizione della Procura della Repubblica di Messina guidata da Maurizio de Lucia, stanno eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 8 persone indagate a vario titolo per associazione a delinquere finalizzata al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti.
Un accordo fra i clan Spartà, Santapaola Ercolano e Spinelli
L’operazione, scrivono gli inquirenti, oltre ad aver represso un lucroso traffico di droga sull’asse Roma-Pescara-Messina, hanno l’importante risvolto di aver documentato un consolidato e stabile collegamento criminale fra il noto clan pescarese Spinelli di etnia rom (imparentato con i noti potenti clan romani di etnia rom dei Casamonica e degli Spada che, dagli anni 90 ad oggi, sono balzati agli onori della cronaca per i collegamenti con diverse organizzazioni criminali quali la ‘ndrangheta, la camorra, la sacra corona unita e la criminalità di stampo albanese, soprattutto per quanto attiene il traffico di sostanze stupefacenti) ed esponenti contigui ai noti e blasonati clan siciliani “Spartà” di Messina e “Santapaola-Ercolano” di Catania.
L’inchiesta
L’inchiesta ha portato alla scoperta di un’organizzazione criminale che operava tra Messina e Catania, con propaggini a Roma e a Pescara, e che commerciava grossi quantitativi di droga. Sequestrati oltre 65 chili di marijuana. Nonostante le restrizioni previste durante il periodo del lockdown, quando a tutti era precluso qualsiasi spostamento nelle “zone rosse”, gli indagati si muovevano trasportando e distribuendo importanti partite di droga su ambulanze che attraversavano le vie delle città indisturbate vista l’emergenza Covid19.
I responsabili
Promotori ed organizzatori sono risultati essere il pregiudicato messinese Giampaolo Scimone di 33 anni, contiguo al clan mafioso messinese Spartà di Messina, ed i pregiudicati catanesi Carmelo Sessa di 44 e Pietro Lombardo di 53 anni, contigui alla famiglia “Nizza”, facente parte del clan mafioso catanese Santapaola-Ercolano. Sodali del gruppo i messinesi Gregorio Fiumara di 46 anni e Francesco Minissale 37 anni, oltre al brontese Maurizio Azzara 48 anni i quali, in qualità di corrieri di droga, curavano l’approvvigionamento e la distribuzione, in Abruzzo e Sicilia, delle partite di narcotico, principalmente marijuana, fornite da un pregiudicato di origini messinesi ma domiciliato a Roma, Flaminio Fiorelli 61 anni conosciuto come Gianpiero. Il referente nell’Italia centrale era Mario Spinelli di 50 anni.
Intercettati due carichi con 65 chili di droga
Nel dettaglio, nel febbraio di quest’anno, le indagini permettevano alle Fiamme Gialle di ricostruire la consegna di un primo carico di circa 25 chilogrammi di sostanza stupefacente destinata a Pescara, a favore del pregiudicato Mario Spinelli, elemento di spicco del noto clan pescarese Spinelli di etnia rom. La partita di droga veniva procacciata dai siciliani Carmelo Sessa e Giampaolo Scimone, trasportata dai corrieri Gregorio Fiumara e Francesco Minissale e fornita dal romano Flaminio Fiorelli alias Gianpiero.
Un secondo carico, di circa 30 chilogrammi di marijuana, questa volta da far recapitare a Messina, sempre su input dei narcotrafficanti siciliani Giampaolo Scimone, Carmelo Sessa ePietro Lombardo, veniva nuovamente commissionato ai “corrieri” messinesi Gregorio Fiumara e Francesco Minissale, a Roma, dal medesimo fornitore Flaminio Fiorelli alias Gianpiero.
In entrambe le occasioni, per il trasporto dei due carichi di droga – a Pescara e a Messina – per eludere i controlli di Polizia, intensificati dalle misure restrittive per l’epidemia da Covid19, l’organizzazione indagata utilizzava un’autoambulanza di una onlus messinese.
Le intercettazioni
Non avendo notizie del corriere che era stato fermato durante la prima parte dell’operazione ed ipotizzando come questi fosse fuggito con il carico, in attesa di capire cosa fosse successo i ‘capi’ manifestavano l’intenzione di adottare, nell’eventualità, un’azione sanguinaria nei confronti dei familiari del corriere: “ci ammazziamo la famiglia direttamente…saliamo la e lo scotoliamo”… “che gli sia passato per la testa che si poteva vendere quel coso e se ne scappa con i soldi….gli ammazziamo la mamma, la sorella, i figli, la moglie…che ha figli…moglie?…che ha?….gli sequestriamo la famiglia qua..” dicono fra loro senza sapere di essere intercettati.
Una quindicina di giorni dopo, quindi, nonostante l’intervento repressivo eseguito, i narcotrafficanti siciliani non demordevano, organizzando un terzo carico, di circa 35 chilogrammi di sostanza stupefacente sempre da recapitare in Sicilia ma sequestrato allo sbarco allo scalo commerciale di Tremestieri a Messina.
La sostanza stupefacente veniva recuperata dal medesimo fornitore romano Flaminio Fiorelli (Gianpiero) e trasportata, fino al capoluogo peloritano, da due corrieri catanesi, Maurizio Azzara e S.P. 46 anni che, nell’occasione, si servivano questa volta di un autoarticolato per il trasporto di alimenti. Anche tale espediente, tuttavia, non gli consentiva di portare a compimento il trasporto
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