Focolaio di Covid19 all’ospedale Papardo di Messina. Un intero reparto, quello di medicina interna, in difficoltà. Ventuno pazienti su 23, e sei componenti del personale, tra medici, infermieri e operatori sanitari, sono infatti risultati positivi al virus.
Il commissario straordinario per l’emergenza-Covid di Messina, Alberto Firenze, ha immediatamente chiesto una relazione all’ospedale e venerdì mattina ci sarà una visita ispettiva da parte della Regione siciliana.
Come scrive Repubblica, fa discutere il caso di Antonio Crea, comandante dei vigili urbani di Venetico, piccolo paese in provincia di Messina, e cognato di Aurelio Visalli, il sottufficiale della guardia costiera scomparso un anno fa nel tentativo di salvare due ragazzini in mare. Crea è entrato al pronto soccorso il 3 novembre per un’anemia ed è risultato positivo al Covid il 19 novembre dopo tre tamponi molecolari negativi.
Il comandante dei vigili urbani di Venetico è stato contagiato in ospedale, così come Fortunato Ruggeri, da oltre un mese al Papardo, in attesa di un intervento di chirurgia plastica, e positivo al Covid all’ottavo tampone molecolare.
“Sono stato ricoverato lo scorso 3 novembre al Papardo – racconta Antonio Crea, 45 anni – dopo essermi recato al pronto soccorso, dove sono rimasto in attesa dalle 13.30 alle 20.30. Il 19 novembre, ancora in ospedale, sono risultato positivo al Covid. E adesso mi trovo in un’altra struttura, dopo essere stato letteralmente buttato fuori dal Papardo. E non so come curarmi e se qualcuno provvederà a risolvere il problema che mi ha costretto a recarmi in ospedale oltre 20 giorni fa. Mi hanno fatto due trasfusioni e sette flebo al giorno. Ho fatto un tampone molecolare il 3, uno il 10, e uno il 15 novembre, e sono risultato sempre negativo. Premetto che ho anche fatto entrambe le dosi del vaccino. Tra il 10 e il 15 novembre iniziano ad esserci i primi casi di Covid in reparto, e dal 15 novembre ad oggi, su 23 pazienti ricoverati, due sono morti di Covid e 21 sono risultati positivi”.
E continua: “Deduco che il Covid sia stato ‘portato’ dal personale, in quanto la maggior parte dei pazienti è a letto e hanno contatti solo ed esclusivamente con i sanitari. Il 19 novembre sono risultato positivo al Covid. È assurdo. Sono entrato in ospedale con altri problemi, molto seri, ma negativo al coronavirus. Oggi sono positivo, e non ho risolto i miei problemi di salute”.
Crea è stato improvvisamente trasferito: “Nel reparto-covid del Papardo non c’erano posti – ha detto – mi hanno proposto di tornare a casa a fare l’isolamento, ma io ancora devo essere curato per il problema che mi ha costretto al ricovero. Sono stato dimesso, proprio perché non c’erano posti, e trasferito in ambulanza in un’altra struttura, l’Opus di via Palermo, una Rsa che è stata trasformata in reparto-Covid. Ma qui chi mi curerà? Sono stato letteralmente buttato fuori dal Papardo, nemmeno un medico che mi dicesse come curare i miei problemi, con i valori che mi si sono abbassati improvvisamente. Problemi molto seri, in quanto sono stato ricoverato con ferro e calcio bassissimi e con l’emoglobina a 5.9”.
Fortunato Ruggeri, 70 anni, da oltre un mese al Papardo, anche lui era entrato negativo e doveva operarsi alla gamba. Un intervento di chirurgia plastica a lungo rimandato. E nel frattempo, dopo sette tamponi molecolari, è risultato positivo al Covid: “Sono stanco e voglio tornare a casa – ha detto Fortunato Ruggeri, molto provato, al punto di avere già chiamato i carabinieri per chiedere un intervento – In più di trenta giorni ho fatto sette tamponi molecolari, sono vaccinato, e all’ottavo tampone sono risultato positivo. Sono asintomatico, ma devo ancora essere operato alla gamba. Il mio intervento è stato rimandato a lungo per un’infiammazione allo stomaco. Adesso sono al Papardo, in area-Covid, nel reparto di pneumologia, in attesa di negativizzarmi. E poi spero di essere finalmente operato. Ma da un mese non vedo i miei cari e sono molto provato e stanco”.