Matilde Siracusano, candidata sindaco di Messina per il centro-destra, “un’ipotesi forte e autorevole”. Così si esprime, in sintesi, il deputato nazionale della Lega, Nino Germanà, messinese, in una intervista rilasciata a TempoStretto e pubblicata oggi in cui fa il punto sulla situazione politica regionale e sulle imminenti amministrative nella città dello Stretto ma anche su quanto sta accadendo a Roma.
Le amministrative, le regionali e lo stato di salute del centrodestra
A Messina, dopo le dimissioni del sindaco Cateno De Luca, che ha deciso di correre per la Presidenza della Regione, gli elettori saranno chiamati alle urne in primavera, in anticipo. C’è poi il nodo delle elezioni regionali.
Ma quale è lo stato di salute del centrodestra a livello regionale e a Messina? Certo, bisognerà attendere anche gli sviluppi di quanto accadrà a livello nazionale.
Amministrative e regionali senza dubbio in qualche modo si ‘intrecciano’ e il centrodestra siciliano sta cercando la pace interna. In attesa di avviare davvero la discussione per palazzo d’Orleans la sfida è per i comuni. Lanciata la candidatura di Carolina Varchi (Fdi) per Palermo e siglata anche quella di Matilde Siracusano (Fi) a Messina, si parla anche di Valeria Sudano a catania ma la città non è ancora al rinnovo perchè il sindaco Pogliese è solo sospeso.
Nei prossimi giorni delle prima due candidature femminili discuteranno Salvini e Meloni.
Germanà rispolvera Minardo candidato alla Regione
“La Sicilia – dice Germanà – si sa, è sempre stata un laboratorio politico e il centrodestra siciliano ha una peculiarità tutta sua rispetto al centrodestra nazionale e cioè che in Sicilia le forze centriste sono determinanti mentre nel resto d’Italia no. Questo significa che non basta un accordo tra i maggiori leader della coalizione ma va rispettato il pensiero di un’area di centro che è stimata intorno all’8 %. Il centrodestra siciliano unito è imbattibile, lo dice la storia, proprio per questo sono convinto che si ritroverà la compattezza che ci farà vincere nell’ultima regione che andrà al voto prima delle politiche. Il tridente mi piace e sono convinto che saremo uniti come il nostro elettorato spera. La mia convinzione parte dal fatto che con Minardo (candidatura che sembrava fosse stata lanciata da Salvini ma con dichiarazioni poi chiarite in senso diverso dalla prima interpretazione ndr), Varchi e Siracusano, se dovessero accettare queste sfide, parliamo spesso ed è pensiero comune che la sinistra in Sicilia vince solo se siamo divisi”.
Il modello Draghi in Sicilia
In merito ad un modello Draghi in Sicilia, del quale si è parlato insistentemente nei giorni scorsi, Germanà ha le idee chiare: “Non può esistere un modello Draghi né in Sicilia né in altra parte d’Italia. Superare la pandemia e rilanciare l’economia dopo i disastri di Conte e Arcuri, questi sono i motivi che hanno portato il presidente Draghi a palazzo Chigi, e per questi motivi anche la Lega con grande senso di responsabilità ha accettato di fare parte di una maggioranza con partiti che la pensano in maniera diametralmente opposta dalla nostra. Cosa diversa può essere un modello largo in una specifica realtà, ma non penso a Messina”.
La ricandidatura del Presidente uscente
“In una coalizione bisogna capire cosa ne pensano tutti gli alleati altrimenti non è una coalizione. Forza Italia ha già messo in campo Micciché e questo per la Meloni dovrebbe già essere elemento di riflessione. Poi se la coalizione all’unanimità sceglierà Musumeci, sarà un Musumeci bis”.
Quali le prossime mosse di Cateno De Luca?
Sull’ormai ex sindaco di Messina, Germanà ha un giudizio preciso: “Tre anni fa ha vinto e come tale aveva il dovere di governare la città fino alla fine. Saranno i cittadini a giudicare su cosa ha fatto e su cosa ha peccato. De Luca è un politico di destra ma non è stato mai organico alla coalizione. Che non aspetti le mosse degli altri è cosa nota e proprio perché lo conosciamo anche noi non aspettiamo le sue”.
Il centrosinistra
Neanche nel centrosinistra la situazione è esattamente ‘tranquilla’: “Pd e M5S ormai camminano a braccetto. I moderati che votavano il Pd come forza equilibrata di governo, se dovessero ancora votarli, con il loro consenso daranno forza alle idee già fallite dei grillini come il reddito di cittadinanza”.
Quadro in via di definizione, Matilde Siracusano “ipotesi forte e autorevole”
Tutto, insomma, è ancora in corso di definizione. Germanà ne è convinto più che mai: “Pochi giorni ancora serviranno a definire il quadro regionale e del Comune di Palermo, così anche Messina potrà avere una proposta forte e autorevole. E Matilde Siracusano è un’ipotesi forte e autorevole, con un vantaggio rispetto ad altri: l’entusiasmo di una giovane che può fare la differenza. Se la scelta dovesse cadere su di lei non sarà solo per la sua giovane età ma per quello che in questi anni ha dimostrato in Parlamento. De Luca l’ha definita lo “strumento” per la vicenda risanamento, direi triste come battuta nei confronti di una parlamentare che si è spesa per la città senza mai guardare l’interesse del suo partito. Non so chi dei due sia stato lo strumento ma di certo so che ne ha beneficiato la città di Messina e Matilde è stata determinante. Non credo che la volta scorsa De Luca sia stato sottovalutato, la nostra era una buona proposta ma forse in quel frangente, in una città che tra commissariamenti e Accorinti, non era governata da quasi un decennio, la città ha scelto una proposta più “forte” delle altre”.
Il bilancio dell’amministrazione De Luca
L’esperienza da primo cittadino di De Luca si è dunque conclusa. Quale è il bilancio? “Nessun sindaco, neanche il migliore del mondo, in meno di quattro anni può fare miracoli. Per lasciare un segno ci vogliono due mandati pieni. Nel primo si pensa, si pianifica, si progetta, nel secondo si raccolgono i frutti. Prova ne è che molti cantieri, se non tutti, erano delle precedenti amministrazioni, fino ad arrivare a Buzzanca. Detto ciò devo dire anche con onestà che ha fatto una buona ordinaria amministrazione che spesso non è scontata. Ottimo risultato anche sulla differenziata ma non vedo né tram volante né Casinó a Palazzo Zanca. Non sarò io a dare il voto all’Amministrazione De Luca ma saranno i cittadini o tuttalpiù prenderemo per buono il voto che è stato dato dal magnifico rettore Cuzzocrea…”.
Le difficoltà romane
Anche a Roma le difficoltà non sono poche. Dopo la rielezione del presidente della Repubblica Mattarella, tra i partiti che sostengono Draghi è tornata la tensione (il Governo con il Milleproroghe è andato giù quattro volte).
Conclude Germanà: “In tutti i governi capita l’incidente di percorso e non sarà certo un emendamento o un ordine del giorno a far cadere il governo con la maggioranza più larga di tutti i tempi. Francamente visto che la nostra è una conversazione “privata” le confesso che dopo l’elezione del presidente della Repubblica sarebbe stato bello andare al voto e restituire la parola ai cittadini, ma uscire dal governo e lasciare Draghi nelle mani di Pd e M5S… meglio di no”.
Commenta con Facebook