Nella notte appena trascorsa, decine di operatori della Polizia di Stato sono stati impegnati in una vasta operazione che ha portato all’arresto di 11 persone.
L’azione investigativa, convenzionalmente denominata “Ottavo Cerchio”, rappresenta l’epilogo delle più recenti indagini condotte dalla Squadra Mobile e coordinate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Messina su fattispecie delinquenziali poste in essere nel campo della corruzione, della rivelazione di segreto d’ufficio e della fittizia intestazione di beni.
L’indagine aveva inizio la notte di Capodanno del 2019 allorquando la saracinesca di un esercizio commerciale, una tabaccheria nella titolarità dei fratelli Ferrante, veniva attinta da alcuni colpi di arma da fuoco.
Ritenendo potesse trattarsi di intimidazione a fini estorsivi, la Squadra Mobile avviava una mirata azione investigativa che, al netto delle evidenze afferenti all’episodio del danneggiamento alla tabaccheria, consentiva – fin da subito – di portare alla luce l’esistenza di un sistema di corruzione che coinvolgeva, a vario titolo, soggetti operanti sia nel settore pubblico che in quello privato.
Dei 14 soggetti indagati, undici venivano raggiunti dalla misura cautelare oggetto di odierna esecuzione.
Tra i destinatari della misura, particolare rilievo assume la figura di Marcello Tavilla, socio di Pietro Ferrante e di un cittadino tunisino nella Blu Marine Service S.R.L., attività di import-export con l’estero di prodotti ittici.
Tavilla, persona che annovera precedenti giudiziari e di polizia, con il concorso di Cinzia Fiorentino e Pietro Ferrante, aveva modo di partecipare ad un accordo corruttivo con Felice D’Agostino, funzionario del Genio Civile di Messina, affinché quest’ultimo – in cambio di denaro – favorisse nell’aggiudicazione di lavori pubblici, le ditte edili degli imprenditori Giuseppe Micali e Giovanni Francalanza.
Specificamente, Tavilla, Fiorentino e Ferrante, improvvisandosi “mediatori” e chiaramente senza averne alcun titolo, “segnalavano” a D’Agostino, per l’esecuzione di lavori pubblici, le ditte riconducibili a Micali e Francalanza, promettendo al funzionario del Genio Civile la somma di 2mila Euro per ogni appalto eventualmente aggiudicato.
Ancora, Marcello Tavilla e Cinzia Fiorentino risultavano coinvolti in un grave episodio di corruzione in concorso con Giorgio Muscolino (già assessore comunale), amministratore del complesso di edilizia popolare denominato “Sottomontagna”, facente parte del patrimonio immobiliare del Comune di Messina e gestito dall’Agenzia per il Risanamento della città (A.Ris.Me.).
Difatti il Muscolino, in assenza di una preliminare ed effettiva selezione, e dunque in violazione di legge, affidava alla ditta di Marcello Tavilla i lavori per la sistemazione del parcheggio di “Sottomontagna”, percependo indebitamente la somma di 400 Euro corrisposta dallo stesso Tavilla e da Cinzia Fiorentino.
Marcello Tavilla, punto di riferimento in molteplici e variegati contesti – politici, imprenditoriali e criminali – intratteneva “un rapporto privilegiato”, così definito dal Giudice nella sua ordinanza, con l’indagato Angelo Parialò, dipendente del Ministero della Giustizia, autista a disposizione di Magistrati in servizio a Messina.
Nello specifico, Parialò si rendeva disponibile verso Tavilla e Fiorentino a fungere da intermediario con impiegati di quell’Ufficio del Tribunale di Messina deputato alla nomina di amministratori di condominio e ciò al fine di consentire l’affidamento degli incarichi a persone vicine agli stessi Tavilla e Fiorentino.
Un meccanismo che avrebbe poi permesso a questi ultimi di beneficiare dell’eventuale assegnazione di lavori di manutenzione degli ascensori nei condomini in favore di una ditta riconducibile a Cinzia Fiorentino. Secondo un consolidato schema di ‘do ut des’, Parialò otteneva l’assunzione, presso una delle tante imprese di Tavilla, di una persona a lui vicina.
Inoltre, il Parialò aveva parte attiva nella rivelazione, a Tavilla, di notizie riservate in merito ad indagini svolte, nei confronti di quest’ultimo, dall’Autorità Giudiziaria, diffondendo altresì informazioni sugli spostamenti di Magistrati sottoposti a tutela.
Nel corso delle indagini, poi, emergevano strettissimi ed illeciti rapporti ancora tra Marcello Tavilla e Antonino Bonaffini, detto “Ninetta”, imprenditore del settore ittico conosciuto agli atti di polizia per i precedenti.
Bonaffini e Tavilla, all’evidente fine di eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniale, orchestravano poi la fittizia attribuzione a quest’ultimo della titolarità dell’impresa individuale denominata Mareblu e di un conto corrente nonostante si trattasse di azienda e di denaro di cui Bonaffini conservasse, di fatto, piena e totale disponibilità: società, utilità economiche ed anche un bene mobile registrato dei quali il Giudice per le Indagini preliminari disponeva, contestualmente all’emissione della misura cautelare personale, il sequestro preventivo.
Altra figura centrale nell’indagine è Giuseppe Micali, attivo nel mondo della imprenditoria. Difatti, oltre a concorrere, come detto, nella corruzione del Funzionario del Genio Civile di Messina D’Agostino, Micali chiudeva un accordo illegale con Giuseppe Frigione, funzionario del Comune di Messina in servizio presso il Dipartimento Immobili Comunali.
Segnatamente, Micali prometteva a Frigione – che accettava – una somma di denaro compresa tra i 500 ed i 1.000 Euro in cambio dell’affidamento diretto, in somma urgenza, dei lavori di manutenzione straordinaria da effettuarsi presso il Mercato cittadino Sant’Orsola.
Ma l’azione di Micali non si limitava alla città metropolitana di Messina, si estendeva anche “fuori provincia”, allorquando l’imprenditore otteneva l’aggiudicazione dei lavori di dragaggio nel porto di Mazara del Vallo (TP), per il rilevante importo di oltre un milione di Euro.
In questa circostanza, Micali, in concorso con altri due imprenditori (indagati ma non destinatari di provvedimenti restrittivi), intesseva illeciti rapporti con Giancarlo Teresi, Ingegnere Capo del Genio Civile di Trapani, responsabile dei lavori nel porto di Mazara del Vallo.
Micali, al fine di assicurarsi l’interessamento nella procedura di aggiudicazione definitiva dei lavori di dragaggio del porto-canale della menzionata cittadina trapanese, elargiva a Teresi una somma di denaro pari a 700 Euro per l’acquisto di un’autovettura Alfa Romeo d’epoca nonché un soggiorno gratuito presso un hotel di Messina ed una cena per lui e per altre cinque persone presso un noto ristorante di Milazzo.
La corruttela ed il malaffare emersi dall’indagine risultavano certamente caratterizzati da alti livelli di integrazione e di infiltrazione nell’attività politica, amministrativa ed economica della città.
Il sistema del compromesso, dell’intrattenere rapporti con soggetti dalla dubbia reputazione – o, addirittura, dal noto spessore criminale – avrebbero potuto, ove non immediatamente ed adeguatamente arginati, indurre le persone alla convinzione che comportamenti illeciti, quali la prestazione o la promessa dell’indebito, possano far parte di una prassi consolidata, esercitata da tutti e facendola apparire – se non lecita – acquisita e/o “normale”.
Condividendo l’imponente quadro indiziario raccolto dagli investigatori della Squadra Mobile, la Procura della Repubblica di Messina, nella persona dei Pubblici Ministeri titolari delle indagini, richiedeva ed otteneva – dal competente Giudice per le Indagini Preliminari – la misura cautelare del massimo rigore per 3 indagati e quella degli arresti domiciliari per 8 di essi.