Dal Viminale arriva lo stop all’ordinanza del sindaco di Messina Cateno De Luca che, l’11 marzo, ha emesso un’ordinanza con cui di fatto anticipava le misure del governo sulla chiusura dei negozi, delegando ai vigili urbani i controlli sul rispetto del provvedimento.
Il ministero dell’Interno, secondo quanto si apprende, riterrebbe inefficace la decisione del sindaco. A Messina, dunque, come nel resto del Paese valgono le disposizioni del Governo. De Luca, su Fb, aveva annunciato, oltre alla serrata dei negozi che non vendono beni di prima necessità, anche gli uffici comunali. E il divieto di circolazione per i cittadini tranne che per motivi di salute. “Sono la massima autorità locale in tema di sanità, – aveva detto – e voglio vedere chi ora crede che stia facendo qualcosa contro legge. Io voglio solo tutelare la mia comunità”.
Il sindaco di Messina Cateno De Luca ribadisce che intende firmare l’ordinanza che aveva già preannunciato sull’emergenza coronavirus sostenendo che “rimarrà in piedi” nonostante il decreto varato ieri dal governo e lo stop imposto dal Viminale al provvedimento del primo cittadino.
“Le misure straordinarie del Premier Conte – sostiene De Luca – sono acqua fresca perché non garantiscono un contenimento drastico del virus e soprattutto risultano contraddittorie per quanto riguarda l’apertura di alcuni esercizi. L’incongruenza di tale elencazione, che finisce per lasciare aperte più attività di quelle che dovrebbero essere chiuse, rende inefficace il DPCM e non gli consente di raggiungere il suo fine, che è quello di limitare la circolazione delle persone al fine di contenere il contagio”. “Ribadisco il concetto essenziale di coprifuoco – sottolinea il sindaco di Messina -, quello che invece Conte non utilizza, rendendo il suo provvedimento monco. La trasmissione del virus avviene attraverso la circolazione delle persone. Quanto disposto dal nuovo provvedimento del Presidente del Consiglio non solo lo avevamo già anticipato a Messina, ma avevamo previsto delle disposizioni più incisive, chiudendo di fatto qualsiasi attività, ad eccezione dei generi che veramente costituiscono beni di prima necessità, tra i quali non ritengo possano rientrare i profumi o i cacciavite”. “In queste 48 ore, faremo quindi solo delle integrazioni di carattere giuridico – conclude De Luca – che saranno rese definitivamente note domani entro le 21. La nostra ordinanza rimarrà in piedi”.
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