La Guardia di finanza di Messina e il locale ufficio delle Dogane hanno eseguito un sequestro di beni per reati fiscali in materia di evasione dell’Iva a conclusione di investigazioni che hanno riguardato un’importante società messinese, attiva nel commercio di orologi di lusso usati, oggetto di controlli finalizzati ad accertare la regolare applicazione della normativa sugli scambi Iva intracomunitari svolti dal Gruppo Operativo Regionale Antifrode (G.O.R.A.) della Direzione Territoriale VII – Sicilia dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli ed emersa a seguito delle specifiche analisi svolte dalla Guardia di finanza per la prevenzione del sistema economico dai rischi di riciclaggio.
Le indagini
Le indagini hanno permesso di accertare che gli orologi usati, commercializzati dall’impresa messinese, venivano importati da Hong Kong in Italia da una ditta di Caserta senza pagare l’IVA in dogana beneficiando indebitamente delle agevolazioni previste. Gli orologi venivano immediatamente rivenduti a due società UE (una polacca e una spagnola) appositamente costituite. Infine, i beni ritornavano – lo stesso giorno – nel mercato italiano, acquistati dal soggetto economico messinese.
I controlli
Durante il controllo presso quest’ultimo operatore emergeva che l’IVA sugli orologi importati veniva fatta risultare come già assolta, attraverso l’indebito utilizzo del regime IVA del margine, che interessa proprio la vendita dei beni usati ed è volto ad evitare doppie imposizioni. Si acclarava, invece, che il pagamento dell’IVA in dogana veniva inizialmente aggirato, poi i beni si spostavano all’interno di taluni Stati europei in sospensione dell’IVA stessa e infine rientravano in Italia, dove veniva applicato il regime del margine, relativo alla vendita dei beni usati.
In tal modo l’IVA non veniva mai pagata da nessun soggetto, con evidente pregiudizio per l’Erario. In virtù della ricostruzione delle effettive transazioni commerciali, intra ed extra UE, di fatto strumentali ad ottenere un indebito risparmio di imposta, si è proceduto allora al disconoscimento dell’applicazione dei citati regimi doganali e alla corretta quantificazione dell’IVA dovuta in relazione alle operazioni intercorse.
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