Perchè avere soltanto un centro di eccellenza per salvare la vita a tanti bambini siciliani quando se ne potrebbero avere due, costringendo le famiglie a dei sacrifici incredibili per spostarsi da una parte all’altra dell’Isola?
Se lo chiedono quelli del coordinamento per la Regione Siciliana dell’associazione Le Partite Iva, rappresentato da Maria Francesca Briganti, che chiede da tempo di poter concordare il prima possibile alla Regione una data per un tavolo tecnico con le istituzioni per parlare di quello che sarà il futuro, se ci sarà, del centro di cardiochirurgia pediatrica di Taormina, a concreto rischio di chiusura
La vicenda
Una vicenda complessa, quella del centro di Cardiochirurgia pediatrica di Taormina, istituito nel 2010 proprio grazie alla collaborazione con il Bambino Gesù e sotto la sua diretta gestione. Con gli anni il Centro è diventato un centro di riferimento, anche per i pazienti da fuori Regione. Nel 2016 la responsabilità gestionale e sanitaria del Centro è passata alla Asp di Messina, ma al Bambino Gesù è affidata l’attività di consulenza e formazione continua sull’alta complessità con il distacco dei primari dell’Ospedale.
Ad ogni scadenza di proroga, si discute del suo futuro. Che oggi appare più a rischio che mai, se non addirittura segnato. Doveva chiudere i battenti il 31 gennaio, ma l’intervento della Regione, con il testa il presidente Renato Schifani, ha scongiurato per ora il peggio almeno fino al 31 luglio, ma dopo?
Il decreto Balduzzi
Il nodo riguarda il decreto Balduzzi, risalente ormai a più di 10 anni fa, che autorizza una sola Cardiochirurgia pediatrica ogni 5 milioni di abitanti. Dunque, con l’apertura di quella del Civico a Palermo, quella di Taormina sarebbe di troppo.
Le parole dell’associazione Partite Iva
Cosa che coordinamento per la Regione Siciliana dell’associazione Le Partite Iva e Maria Francesca Briganti contestano: “Ci sono già state delle deroghe in altre regioni, non capiamo perchè questo non può valere per la Sicilia – dice la Briganti – C’è da tenere conto del riconoscimento dell’insularità alla Sicilia, che arriva in prima battuta dalla Commissione europea e successivamente, a seguito di una volontà popolare, anche dalla Costituzione. Inoltre, nel 2009, a seguito dell’approvazione della Legge n.42 sul federalismo fiscale, erano previste una serie di azioni per colmare gli atavici svantaggi che la Sicilia subisce sotto molteplici profili: giuridici, economici, sociali, infrastrutturali. Dunque, come si può permettere una così evidente stortura, uno svantaggio che gli abitanti della zona orientale della Sicilia, avrebbero in questo caso, dovendo in caso sorbirsi centinaia e centinaia di chilometri in strade dissestate per poter curare i propri figli? Il fattore insulare e la conseguente ricognizione rappresenta l’elemento che può dirimere la diatriba sulla legge Balduzzi, in quanto in mancanza di strade, autostrade e trasporto adeguato su gomma e rotaie, la presenza di due centri in Sicilia, ci consente di mitigare le difficoltà dei collegamenti e dei costi proibitivi per gli spostamenti. È fondamentale riconoscere, idealmente, al centro di Taormina, che rappresenta l’anello di congiunzione tra la Sicilia e il resto del continente, sempre in riferimento alla difficile mobilità in entrata e in uscita per i non residenti in Sicilia”, conclude la Briganti.
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