Coinvolgente, formativo, ricco di contenuti e spunti di riflessione. Si è concluso domenica, con un grande successo di visitatori, il Festival del giornalismo enogastronomico, ospitato nei locali de “L’incubatore dei Nebrodi”, dal 30 settembre al 2 ottobre, a Galati Mamertino, in provincia di Messina.
L’evento è stato organizzato dall’associazione Network in collaborazione con la Fondazione Celestino Drago. Tre intense giornate trascorse all’insegna degli approfondimenti tematici sul territorio dei Nebrodi, focus sul giornalismo enogastronomico, masterclass e deliziose degustazioni di prodotti tipici locali.
Soddisfazione del Sindaco di Galati Vincenzo Amadore
Il primo cittadino di Galati Mamertino Vincenzo Amadore si è detto molto soddisfatto della folta partecipazione.
“Il bilancio del Festival è molto positivo, in quanto in questi tre giorni abbiamo avuto a Galati Mamertino ospiti molto importanti, sia dal punto di vista giornalistico sia da quello enogastronomico” – ha dichiarato il Sindaco Amadore. “Attraverso il Festival, nel corso degli anni, gli ospiti hanno avuto modo di apprezzare e veicolare le bellezze del nostro paese, soprattutto la ricchezza enogastronomica. Ringrazio Nino Amadore, la Fondazione Celestino Drago e quanti si sono prodigati per l’organizzazione impeccabile del Festival; durante il Festival Galati e i locali dell’Incubatore sono stati molto visitati, ci sono stati eventi di livello, tra cui qualcuno anche musicale, e non posso che ritenermi soddisfatto di questa VII edizione del Festival. L’Amministrazione è stata presente in questi giorni e siamo molto felici che il Festival sia tornato a Galati Mamertino, dopo 2 anni di pandemia”.
Investimenti per frenare lo spopolamento dei comuni montani
Una grande festa, insomma, che ha coinvolto giornalisti, imprenditori e comunicatori provenienti da ogni parte dell’isola. Tutti uniti nel chiedere a gran voce la valorizzazione di un territorio dalla straordinaria bellezza paesaggistica, culturale ed enogastronomica.
Una grande bellezza che, però, non riesce a diventare risorsa economica e che potrebbe, invece, se adeguatamente sfruttata, essere volano per la crescita e lo sviluppo, contro il triste fenomeno dello spopolamento dei comuni dell’entroterra.
Basterebbe fare sistema, investire in infrastrutture, digitalizzazione, efficienza energetica e formazione. La carenza di personale specializzato è, del resto, una delle grandi piaghe di questo periodo. Basterebbe recuperare le antiche tradizioni, che si tramandano di padre in figlio e agganciarle a investimenti tecnologici. Basterebbe guardare al futuro con più ottimismo e fiducia, contro l’odiosa burocrazia e l’atavica lentezza delle istituzioni.
“La passione dei siciliani non è seconda a nessuno, serve solo un po’ di benzina”
Tanti gli esempi di giovani siciliani, che hanno deciso di rischiare e portare avanti la propria idea imprenditoriale, coniugando tradizione e innovazione. Basti pensare a Mirko Lazzara, il più giovane mugnaio di Italia, che a Longi, piccolo centro all’interno del Parco dei Nebrodi, ha rimesso in funzione un antico mulino di pietra risalente al XVIII secolo, valorizzando così gli antichi grani siciliani.
Si tratta di uno dei pochi impianti molitori al mondo, che rispetti e conservi integralmente le proprietà benefiche del chicco di grano e che permetta di ottenere farine ad alto contenuto di fibra purissima, vitamine, proteine e sali minerali.
Come ha ricordato Manfredi Barbera, amministratore unico della Premiata Oleifici Barbera di Custonaci (TP), nel corso dell’ultima giornata, “la passione dei siciliani non è seconda a nessuno, serve solo un po’ di benzina”.
E ne sono la prova vivente Salvatore Martorana, a capo dell’azienda Gregory, specializzata in abiti sartoriali e presente anche all’estero e Santi Palazzolo, titolare della storica pasticceria Palazzolo a Cinisi, ospiti del terzo incontro del Festival.
Per Martorana “chi riesce in Sicilia vale due volte un imprenditore del Nord” per le innumerevoli difficoltà che incontra sulla sua strada, concetto ribadito anche da Palazzolo, secondo il quale “quello che per i colleghi del Nord è un problema, per noi è realtà. Noi siciliani siamo abituati a vivere in continua emergenza, ma abbiamo anche dei prodotti eccezionali. Noi dobbiamo riuscire a promuoverli nel migliore modo possibile” e poi ha mostrato solidarietà per i tanti colleghi in ginocchio per il caro energia, affermando: “Si può valorizzare il territorio e i nostri prodotti, ma non da soli”.
Raccontare il territorio per svelare la Sicilia al mondo
Una mano d’aiuto può venire anche dal giornalismo e dalla comunicazione enogastronomica, che pur con le loro opportune differenze, contribuiscono a raccontare entrambe il nostro territorio, a esaltare i prodotti della nostra terra, a promuovere il turismo, educando il turista a scoprire ciò che ha intorno.
Anche quest’anno, Il Festival del giornalismo enogastronomico, ha voluto creare un momento di incontro e riflessione, cercando di raccontare i Nebrodi attraverso i suoi prodotti più pregiati e diventando una grande casa per gli ospiti e per chiunque abbia voglia di conoscere, approfondire e capire.
Il cibo, così come il vino, sono la prima porta di accesso di un territorio, identità, esperienza ed elemento di aggregazione. Da qui bisogna partire per far conoscere la Sicilia al mondo.
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