La direzione distrettuale antimafia di Messina ha posto sotto sequestro beni per 100 milioni di euro all’imprenditore Giuseppe Busacca del messinese e all’ex consigliere comunale di Milazzo Santino Napoli. Le accuse sono quelle di aver reinvestito soldi della mafia all’interno del sistema dei servizi assistenziali tramite delle cooperative. Il clan favorito si presume fosse quello di Barcellona Pozzo di Gotto.
Ad eseguire il provvedimento la polizia di Stato su input della Procura della Repubblica di Messina. Ad essere stato eseguito un provvedimento di sequestro sulla base della normativa antimafia. La proposta congiunta è stata avanzata dal procuratore della Repubblica e dal questore di Messina. I sigilli riguardano beni ed assetti societari, cooperative sociali ed aziende agricolo-faunistiche, locali di pubblico intrattenimento, hotel, immobili, tra cui numerose ville di consistente valore, tutti ubicati nell’area di Milazzo e nel comprensorio dei Nebrodi. Ad essere anche stato stabilito il congelamento di somme di denaro in paesi esteri, per un valore complessivamente stimato di circa 100 milioni di euro.
Indagando principalmente su Napoli gli inquirenti sono riusciti a trovare forti legami con Busacca. Quest’ultimo finì nel mirino degli inquirenti già nel 2015. A quell’epoca scattò un’ordinanza di applicazione di misure cautelari, emessa dal gip, su richiesta della locale Procura, nei confronti di sette persone. Per tutti furono avanzate le accuse, a vario titolo, di aver promosso e organizzato, in forma associata, un sistema di aggiudicazione di appalti pubblici per l’assegnazione di servizi di assistenza socio-sanitari mediante la turbata libertà degli incanti, la frode, la corruzione, la concussione, la truffa aggravata.
L’operazione, denominata Hera, è stata condotta dalla Polizia di Stato e dalla Direzione distrettuale antimafia con la Divisione Anticrimine della Questura di Messina e il Servizio Centrale Anticrimine “nel quadro – si legge in una nota – di una più ampia strategia di contrasto avviata dalla Direzione Centrale Anticrimine”.
Da evidenziare che Busacca subito dopo la misura cautelare era stato sospeso nella qualità di dirigente di Unicoop Sicilia. L’anno seguente, però, fu riabilitato dalla stessa organizzazione dopo che il tribunale di Messina aveva rimesso in libertà lo stesso imprenditore. Ad essere state rigettate le ipotesi di associazione a delinquere e frode in pubbliche forniture.