La Direzione Investigativa Antimafia ha eseguito un decreto di confisca, emesso dal tribunale di Messina, sull’ingente patrimonio nella disponibilità di un noto imprenditore edile di Barcellona Pozzo di Gotto, Domenico Giuseppe Molino, risultato contiguo alla famiglia mafiosa “barcellonese” che storicamente ha controllato la fascia tirrenica della provincia messinese. Il provvedimento scaturisce da complesse indagini economico-finanziarie condotte dalla Dia in stretto raccordo con la Procura distrettuale diretta dal Maurizio De Lucia e confluite nella proposta di applicazione di misura di prevenzione patrimoniale formulata dal direttore della stessa Dia.
Provvedimento dopo l’operazione “Gotha VII”
Con il procedimento “Gotha VII” è stata giudizialmente confermata, tra l’altro, la caratura criminale dell’imprenditore, condannato a 11 anni per il reato di estorsione aggravata per aver agevolato l’attività dell’associazione mafiosa. L’attività investigativa, nell’ambito della quale diversi collaboratori di giustizia hanno indicato l’imprenditore edile quale soggetto “intraneo al gruppo mafioso dei barcellonesi”, ha permesso di accertare come le ingenti disponibilità economiche e patrimoniali accumulate da Molino nel periodo oggetto d’indagine non fossero giustificate da “fonti lecite di guadagno”.
I riscontri del tribunale
Tali risultanze sono state ritenute dal tribunale di Messina come espressione di “reinvestimento dei proventi derivanti dall’attività estorsiva alla quale l’imprenditore è stato dedito con costanza”. La confisca ha interessato 2 imprese edili del messinese, 21 immobili situati tra la provincia di Messina e Crotone, 9 autoveicoli ed un motociclo e rapporti finanziari il cui valore complessivo è stimato in ben oltre 7 milioni di euro.
L’indagine antimafia
Nella stessa indagine finirono anche la moglie e Antonino Polito, ritenuto prestanome dell’imprenditore. Molino sarebbe vicino al clan dei barcellonesi con cui avrebbe fatto affari fin dagli anni ’90. Ha anche partecipato al matrimonio del boss barcellonese, Giuseppe Gulotti. I pentiti Carmelo D’Amico, Santo Gullo e Carmelo Bisognano lo indicano come esponente del “Gruppo di Gala”, appartenente alla famiglia barcellonese, poi confluito nel clan D’Amico. Il suocero e il cognato di Molino sono stati coinvolti in diversi procedimenti penali anche per reati in materia di droga ed estorsione.
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