I Finanzieri del Comando Provinciale di Messina, al termine di un’inchiesta coordinata dalla Procura della Città dello Stretto diretta da Maurizio de Lucia, hanno arrestato per bancarotta fraudolenta e false comunicazioni sociali tre imprenditori e disposto il sequestro preventivo di una società e di denaro per oltre 1,5 milioni di euro.
Uno in carcere, due ai domiciliari
In carcere è finito Augusto Reitano, ai domiciliari il fratello Gabriele e Cristofero Oliveri. Le indagini, consistite in accertamenti contabili, bancari, escussioni di testimoni e intercettazioni, sono nate dopo il crack della N.C. s.r.l. di Messina che operava nel settore della fabbricazione di apparecchi per telecomunicazioni, dichiarata fallita nel marzo 2017.
Il piano per spostare i capitali verso altre società
Gli inquirenti ritengono di aver scoperto un piano finalizzato a portare al fallimento società del gruppo a beneficio di altre in attivo, in particolare di un gruppo di aziende che si è sviluppato a partire dai primi anni 2000, costituito da numerose imprese che operavano nei settori più disparati: dalla costruzione e gestione di alberghi e villaggi turistici di lusso, alla ristorazione, allo sviluppo di attività pubblicitarie sino all’attività di trasporto aereo e marittimo. Gli inquirenti hanno focalizzato l’attenzione investigativa su una strana operazione economico-finanziaria, per circa 8 milioni di euro, relativa a un credito vantato dalla fallita N.C. s.r.l. nei confronti di una sua società partecipata, la AD N. s.r.l., attiva nell’ideazione di campagne pubblicitarie. Il credito è stato svalutato e contestualmente è stato aumentato, secondo gli inquirenti in modo fittizio, il valore della partecipazione della N.C. s.r.l. nella seconda società. L’operazione sarebbe stata meramente strumentale e finalizzata a nascondere la perdita di esercizio derivata dalla svalutazione del credito, mostrando ai creditori una solidità e floridità patrimoniale ed economico – imprenditoriale della N.C. s.r.l. di fatto inesistente. Queste operazioni di ingegneria finanziaria trovavano espressione nei bilanci delle società coinvolte, bilanci risultati falsi.
Stessa storia per una società de settore turistico
Stesso schema illecito sarebbe stato documentato anche rispetto ad un’ulteriore società, la M.G. s.r.l. di Melilli (SR), attiva nel settore turistico, pure partecipata dalla fallita N.C. s.r.l.: sono emerse infatti più cessioni di partecipazioni societarie e crediti, ritenute false, allo scopo di mostrare una situazione patrimoniale non rispondente al vero. Gli imprenditori arrestati omettevano di indicare in bilancio, alla voce concernente i debiti tributari e previdenziali, il reale ammontare del debito complessivo: in un caso iscrivendo solo 2,5 milioni di euro invece degli oltre 4 milioni, in un altro addirittura omettendo di iscrivere una cartella esattoriale di oltre 25 milioni di euro. Negli anni in cui la fallita N.C. s.r.l. si trovava già in situazioni di sofferenza finanziaria, sono state fatte, inoltre, una serie di operazioni di distrazione, senza alcuna garanzia di restituzione, a beneficio della AD N. s.r.l., ma anche, tra le altre, di due società del gruppo che operavano nel settore immobiliare, poi fallite negli anni 2015 e 2016: la P.I s.r.l. e la A.I. s.r.l., rispettivamente con sede a Siracusa e a Roma. Con le stesse finalità sarebbero state appostate in bilancio, sempre secondo l’accusa, anche passività inesistenti, riferibili ad un’ennesima società appartenente al gruppo, la Q. s.r.l. di Roma, che si occupava di costruzioni.
Il reale organizzatore secondo gli inquirenti
Augusto Reitano, 59 anni, di origini messinesi ma attivo anche a Roma e Milano, sarebbe stato il reale deus ex machina del gruppo societario. Si tratta di un noto imprenditore del panorama siciliano e nazionale, soprannominato “il re delle 488”, per la sua capacità di ottenere fondi pubblici. Nel corso degli anni si è reso protagonista anche di diversi episodi di bancarotta fraudolenta. Il gip nella misura cautelare parla di “lucida professionalità e scaltrezza” dell’indagato accusato di aver gestito “tramite prestanomi, esecutori delle sue direttive, una vasta e ramificata attività delittuosa, protrattasi nel tempo e caratterizzata dalla peculiare capacità di avvalersi di un numero rilevante di società, alcune delle quali in essere sul mercato”. “Io ero amministratore…ma io non è non è che ho fatto l’amministratore mai, perché non ho nessun…nemmeno una lira io ho mai toccato, mai un soldo…”, diceva, non sapendo di essere intercettato. Ai domiciliari sono finiti il fratello Gabriele Reitano e Cristofero Oliveri, entrambi ritenuti mere teste di legno.
Sequestri milionari
Con lo stesso provvedimento, il gip di Messina, ha disposto il sequestro della società AD N. s.r.l., con sede a Roma e di provviste finanziarie per 1,5 milioni di euro nei confronti di due imprese, con sede a Roma e Modena e attive nei settori della compravendita immobili e nella costruzioni di edifici, alle quali, secondo gli investigatori, sarebbero andate le somme distratte dalla N.C. s.r.l..
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