Al via la “Festa degli eoliani nel mondo” a Salina, un evento per promuovere l’orgoglio della cultura e del dialetto locali. Una rappresentanza delle comunità emigrate negli Usa e in Australia ha partecipato alla kermesse, commuovendosi davanti ai reperti conservati nel museo dell’emigrazione, curato da Marcello Saija, presidente Circe.
Così i profani hanno l’opportunità di scoprire che le persone dell’arcipelago eoliano coinvolte nel primo fenomeno migratorio, a metà dell’Ottocento, erano state reclutate dalle compagnie di navigazione, che si apprestavano ad avviare il business dei viaggi transoceanici, perché necessitavano di esperti manovratori di vele. Qui ne trovarono in abbondanza e si imbarcarono fino a 400 eoliani. Alcuni di questi, ad esempio, attratti dalle riserve auree scoperte in Australia rimasero, ma non era un fenomeno di necessità o di povertà; lo diventò dopo il 1880, anno di cesura in cui accadde un evento drammatico per l’economia delle Eolie: l’arrivo della filossera, un parassita che distrusse le viti di malvasia. Il mare non aveva messo al riparo l’”oro” locale, la cui produzione era cresciuta proprio negli anni in cui il problema flagellava la Sicilia continentale e l’Italia peninsulare.
Di particolare interesse un episodio narrato dal professore Saija sui capifamiglia australiani durante il fascismo: “Le somme raccolte per costruire la Casa italiana a Melbourne furono donate a Mussolini, trascurando che l’Italia era nemica dell’Australia; il governo australiano non accettò questa scelta e fece internare i capifamiglia”. Secondo qualche nipote di quegli sfortunati italiani che non conoscevano la geopolitica, gli internati non sarebbero stati trattati male negli istituti australiani. Al termine della visita al museo, i partecipanti sono stati accolti dai sindaci di Malfa e Santa Marina, Clara Rametta e Domenica Arabia.
“La manifestazione – ha detto Saija – è giunta all’ottava edizione e vede il museo cresciuto in maniera sostanziale, soprattutto per la parte australiana che ha avuto un continuo arricchimento di documenti, grazie alla Società eoliana di Melbourne”.
Uno degli isolani più in vista fra gli emigrati a Sydney, Eligio Perna, considerato il re del commercio dell’avogado e delle more selvatico, ha testimoniato sua passione per la terra d’origine che lo porta a staccare all’inizio dell’anno il biglietto per tornare: “Questo museo è molto importante perché raccoglie e tutela le nostre radici, questa sera farò una donazione e invito tutti voi ad un contributo per aiutare il professore Saija”.
La serata si è conclusa con una piece in galloitalico, a “Mareca”, scritto da Carmelo La Giglia, dialetto di origine lombarda che ancora si parla a Nicosia, paese coinvolto nelle manifestazione per le sue storie di emigrazioni.