Discoteche blindate, neanche col green pass si apre
- Questo settore dell’intrattenimento è fermo da un anno e mezzo
- Col decreto che introduce la certificazione vaccinale gli operatori speravano di riaprire
- A rischio il lavoro di 150 mila stagionali
- Si prevedono ristori per 20 milioni di euro: 500 euro ad impresa
Si può ballare ovunque in Italia. Tranne che nelle discoteche. C’è un solo settore in Italia che ha dovuto subire una chiusura ininterrotta di oltre 18 mesi: è quello delle discoteche e delle sale da ballo. Grande è la confusione sui numeri e sulla realtà economica di questo segmento produttivo dell’entertainment. C’è chi parla di un valore di fatturato di 4 miliardi l’anno, chi invece riduce il volume d’affari a poco meno di mezzo miliardo di euro. Una cosa è certa: l’esercito della movida è composto da almeno 3500 aziende che rischiano di fallire. L’ennesima estate blindata costerà il lavoro stagionale a quasi 150 mila addetti del settore.
Col green pass le discoteche speravano di riaprire
Hanno sperato fino all’ultimo i gestori delle discoteche. Hanno sperato che con il dl che introduce il green pass qualcuno si sarebbe finalmente ricordato di loro. Da più di un anno chiedono di riaprire in sicurezza. Hanno aspettato senza protestare, con educazione. Loro con le saracinesce chiuse e fuori l’Italia che si dava alla pazza gioia da quando è cessato il coprifuoco: assembramenti senza regole, feste abusive, giovani e meno giovani a bere alcol senza nessun controllo.
Anche l’estate del 2021, alla faccia del green pass, sarà nel segno del divertimento abusivo ed abusato. L’ultima beffa per le discoteche è di qualche giorno fa. Al sindacato del settore era stato detto che, entro il 10 luglio, avrebbero conosciuto la data di riapertura. I più ingenui sono corsi ad attrezzarsi, investendo nelle loro strutture per garantire la sicurezza ed avvertendo il personale stagionale di tenersi pronto. Poi, la doccia fredda. Le discoteche restano chiuse.
Non si capisce più niente in questo mondo di pazzi. E’ chiaro che oramai si tratta di persecuzione. Come si può vietare ad un imprenditore di aprire la propria attività dopo le scene che si sono viste in tutta Italia per la festa degli europei? Come si può condannare al fallimento quasi quattromila aziende?
C’è un pizzico di crudeltà nell’azione recente del governo. Una cifra operativa e simbolica che viene poi amplificata a livello locale da sindaci e governatori che, in ordine sparso e talvolta con sfoggio di fantasia, usano le ordinanze come una sorta di machete punitivo. Andando ben oltre le restrizioni già dure imposte dal governo nazionale.
Per una volta, su questo tema, non siamo europei. Pur con le dovute precauzioni le discoteche hanno lavorato e lavorano in mezza Europa ed in quasi tutto il mondo.
Qualcuno potrebbe obiettare: ma è veramente importante l’apertura delle discoteche in un momento come questo, con tutti i problemi che abbiamo? Si, soprattutto se provate per un attimo, voi leoni dello smart working e del Rem, a mettervi nei panni di gente che lavora con un ciclo stagionale molto compresso. E adesso riceverà finalmente i rimborsi. 20 milioni di euro da dividere per 4000 aziende. Cinquecento euro a testa. Una presa per i fondelli, quasi offensiva. Al posto di Draghi mi vergognerei. Altro che Cavaliere bianco giunto a salvarci, il banchiere più amato in Europa sembra aver vestito i panni del Commissario liquidatore. Ed inizia dalla parte più semplice: il circenses.
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