Le arancine e il commissario Montalbano, è la storia di un grande amore. Perché le arancine non sono tutte eguali. Nel giorno della Festa di Santa Lucia, tutte le cucine siciliane friggono d’entusiasmo per preparare queste deliziose e croccanti palle di riso farcite. Tra le tanti versioni che esistono per la preparazione delle arancine, c’è quella del poliziotto più amato dagli italiani: il Commissario. Andrea Camilleri ha dedicato un intero romanzo a questa regina dello street food siciliano. “Gli arancini di Montalbano”, infatti è una raccolta di racconti brevi che ruota ancora una volta attorno alle gesta del poliziotto inventato dal genio di Andrea Camilleri.
Capodanno. Il commissario Montalbano decide di restare a Vigata per andare a cena da Adelina, la signora che gli prepara i pranzi e gli sistema la casa. Per il cenone Adelina preparerà i suoi famosi arancini. Montalbano non li vuole perdere. Per l’occasione sono arrivati anche i figli della signora Adelina. La serata rischia di rovinarsi. Pasquale, uno dei figli di Adelina, è sospettato di aver commesso un furto in un supermercato di Montelusa. Gli inquirenti, infatti, sembrano aver trovato il suo portafoglio sul luogo del furto. Montalbano è amareggiato più per il fatto che non potrà gustare gli arancini, che per la cattura di Pasquale. Montalbano, però, riesce a far luce sulla vicenda. Il furto è stato compiuto in realtà da un’altra banda di malviventi. Pasquale stavolta non c’entra davvero nulla. La cena di Capodanno di Montalbano è salva. Il commissario potrà gustare i prelibati arancini di Adelina.
“Adelina ci metteva due jornate sane sane a pripararli. Ne sapeva, a memoria, la ricetta. Il giorno avanti si fa un aggrassato di vitellone e di maiale in parti uguali che deve còciri a foco lentissimo per ore e ore con cipolla, pummadoro, sedano, prezzemolo e basilico. Il giorno appresso si pripara un risotto, quello che chiamano alla milanìsa, (senza zaffirano, pi carità!), lo si versa sopra a una tavola, ci si impastano le ova e lo si fa rifriddàre. Intanto si còcino i pisellini, si fa una besciamella, si riducono a pezzettini ‘na poco di fette di salame e si fa tutta una composta con la carne aggrassata, triturata a mano con la mezzaluna (nenti frullatore, pi carità di Dio!). Il suco della carne s’ammisca col risotto. A questo punto si piglia tanticchia di risotto, s’assistema nel palmo d’una mano fatta a conca, ci si mette dentro quanto un cucchiaio di composta e si copre con dell’altro riso a formare una bella palla. Ogni palla la si fa rotolare nella farina, poi si passa nel bianco d’ovo e nel pane grattato. Doppo, tutti gli arancini s’infilano in una padeddra d’oglio bollente e si fanno friggere fino a quando pigliano un colore d’oro vecchio. Si lasciano scolare sulla carta. E alla fine, ringraziannu u Signiruzzu, si mangiano!” (dal volume “Gli Arancini di Montalbano” di Andrea Camilleri; Ed. Sellerio)
Abbiamo deciso di riproporre la ricetta come l’ha dettata il maestro Camilleri. Nel romanzo sono indicati tutti gli ingredienti ma non le dosi e le quantità.