Le baghrir sono i tradizionali pancakes marocchini, famosi per i loro mille buchi. Si preparano con soli tre ingredienti: semola, farina e lievito. Per la buona riuscita è fondamentale avere una padella antiaderente e cuocere a fiamma media.
Si tratta in pratica di frittelle a nido d’ape, leggere e spugnose. Le baghrir vanno cotte da un solo lato: durante la cottura compaiono sul lato superiore tante piccole cavità di uno o due millimetri. Piatto della tradizione berbera, questa frittella è un cibo associato all’abbondanza. La sua preparazione per le festività nordafricane è un rituale di buon auspicio
Queste frittelle in Marocco si mangiano esclusivamente nella versione dolce. Si usano per accompagnare il tè o il caffè . La ricetta tradizione marocchina prevede che le baghrir vadano cosparse dallo cherbet, un tradizionale sciroppo a base di fiori d’arancio e acqua di cannella. Nella regione di Kabylia, invece la frittella viene spennellata con olio d’oliva e cosparsa di zucchero. Nel resto del paese si mangia con burro e miele. Un consumo più “europeo” le vuole accompagnate da burro e miele. In Occidente le baghrir vengono usate al posto del pane, da mangiare con salumi affettati e formaggi.
Versare tutti gli ingredienti in un’impastatrice (l’acqua deve essere tiepida). Una volta che sono ben amalgamati, versarli in una terrina e coprire con della pellicola. Lasciare il composto a riposo per 1 ora (finché non si formano tante bollicine). Trascorso il tempo di riposo, mettere l’olio di semi in una padella rotonda e riscaldare a fuoco medio. Versa un mestolo di impasto nella padella. Si formeranno tanti buchi nell’impasto. Quando il baghrir è ben cotto sul lato a contatto con la padella e tutte le bolle sono scoppiate, si può togliere dal fuoco.
Il baghrir è una cialda consumata nella regione del Maghreb. È anche conosciuto con le denominazioni di khringo, tiγrifin, thoudfist, ghrayef, tibouâjajin, tighrifin, edarnan, hatita, korsa, ghrif, o talilayt.