- Indagini durate settimane
- Un componente della famiglia lavorava in nero
- Polizia e Guardia di Finanza hanno segnalato una donna alle autorità
Un componente della sua famiglia lavorava in nero ma percepiva ugualmente il reddito di cittadinanza. Per questo motivo una donna, P. G., 44 anni, è stata segnalata dalla Guardia di Finanza di Piazza Armerina.
Le indagini, frutto della sinergia tra le due forze di polizia, coordinate dal procuratore della Repubblica di Enna, Massimo Palmieri e dal sostituto procuratore, Stefania Leonforte, hanno quindi portato alla segnalazione della donna per indebita percezione del reddito di cittadinanza.
Appostamenti per accertare i fatti
Per settimane le forze di polizia hanno posto in essere puntuali servizi di appostamento. I risultati, incrociati con i dati presenti nelle diverse banche dati nazionali, hanno permesso di accertare la responsabilità dell’indagata che ha attestato il falso al fine di percepire indebitamente il beneficio economico.
Lavoro in nero
Risultava che nel nucleo familiare del richiedente vi fosse una persona che regolarmente svolgeva attività lavorativa in nero, senza averne indicato tale condizione nella dichiarazione sostitutiva unica.
Avviata procedura per recupero somme
Al termine delle operazioni gli inquirenti hanno pure avviato la procedura per il recupero della somma percepita non dovuta. Continuano, infine, ulteriori approfondimenti su altre persone.
A Carini, arrestato pusher con reddito di cittadinanza
Nei giorni scorsi, i carabinieri avevano arrestato marito e moglie accusati di spaccio di droga che percepivano il reddito di cittadinanza a Carini, in provincia di Palermo. I due P.D.A. di 40 anni e la moglie C.B. di 37 anni sono stati trovati in possesso nel corso di una perquisizione in casa di 37 dosi di cocaina, 99 di marijuana e 14 di hashish.
Nell’abitazione sono stati trovati anche 600 euro in contanti. Grazie ai controlli incrociati è emerso che marito e moglie percepivano il reddito di cittadinanza. Sono state avviate le procedure per sospendere il sussidio grazie alle comunicazioni all’Inps. I coniugi sono ai domiciliari in attesa dell’udienza di convalida.
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