“Il progetto per la realizzazione della discarica per rifiuti speciali ad Agira presenta illegittimità già a monte. Secondo noi infatti ad essere illegittima potrebbe essere anche la nomina dei componenti che hanno dato l’autorizzazione”.
A dichiararlo è la neo deputata del M5S Elena Pagana che ha depositato una mozione, a firma dei colleghi M5S Angela Foti, Giampiero Trizzino, con la quale si chiede lo stop in autotutela dell’iter per la realizzazione della discarica per rifiuti speciali di Agira. L’atto è stato firmato anche da Claudio Fava.
“Non comprendo come mai la Regione Siciliana – spiega la deputata Elena Pagana – pensi all’Ennese, soltanto quando c’è da scempiare il territorio o difendere interessi particolari. Le irregolarità sono davvero tante e per questa ragione, non possiamo non accogliere le istanze che arrivano dal territorio e dal comitato cittadino No discarica Agira”.
“Esistono gravi dubbi – sottolineano i deputati Elena Pagana, Angela Foti e Giampiero Trizzino – sulla legittimità dei componenti della commissione che ha scritto le autorizzazioni. Infatti i trenta professionisti esterni all’amministrazione regionale, sono stati individuati intuitu personae. E’ inammissibile che un potere discrezionale venga esercitato da soggetti nominati senza alcuna procedura aperta al pubblico e questa prassi si pone in contrasto con i principi espressi più volte, in casi analoghi, dal Consiglio di Stato”.
“Ci sono poi – scrivono ancora i deputati – le ragioni di carattere ambientale. Il sito sul quale dovrebbe sorgere la discarica è a forte vocazione agricola. E’ chiaro che questa discarica deturperebbe non solo il paesaggio ma comprometterebbe irrimediabilmente la qualità dei prodotti prevalentemente B.I.O. dell’entroterra siciliano. La valutazione positiva per la realizzazione di questa discarica è davvero paradossale, l’iter è pieno di lacune, in virtù del quale, ad anche al Comune che sta già predisponendo il ricorso al T.A.R. daremo pieno appoggio. Ovviamente – concludono i deputati – plaudiamo anche al lavoro della Procura di Enna che ha avviato un’indagine conoscitiva”.