Tre dirigenti del Consorzio di bonifica di Enna sono stati accusati di danno erariale per non aver riscosso le quote dagli agricoltori per l’erogazione ad uso irriguo negli anni passati. A questa conclusione si è arrivati in seguito ad un’indagine della guardia di finanza. Scoperte mancate riscossioni, andate oramai in prescrizione, per 1,7 milioni di euro.

Gli accertamento contabili

I finanzieri del comando provinciale di Enna, a conclusione di un’indagine condotta su delega istruttoria della Procura regionale della Corte dei conti della sezione giurisdizionale per la Sicilia, nei confronti di un consorzio di bonifica operante nell’ennese, hanno rilevato un danno erariale di oltre 1,7 milioni di euro. Gli accertamenti contabili, svolti dal nucleo di polizia economico-finanziaria di Enna attraverso l’esame dei bilanci, degli atti e dei documenti amministrativi acquisiti, hanno interessato le attività svolte negli anni dal 2012 al 2014 dal consorzio, rientrante nel novero degli enti pubblici economici preposti dalla Regione alla promozione ed all’organizzazione degli interventi di bonifica del suolo e delle acque del territorio.

Niente incassi

È stato constatato che in queste annualità prese in esame, ci sarebbe stato il mancato versamento da parte dei consorziati, imprenditori e proprietari di immobili che hanno usufruito delle opere, degli impianti e dei servizi resi dall’ente, di una porzione consistente dei contributi consortili che pongono a loro carico. Si tratta di risorse finanziarie indispensabili ai consorzi di bonifica per far fronte ai servizi di gestione, manutenzione e di vigilanza delle opere pubbliche e degli impianti di bonifica e di irrigazione, per la cui riscossione, appunto, gli amministratori e i dirigenti dell’ente hanno il dovere di porre in essere tutte le procedure necessarie.

Le omissioni

Le fiamme gialle, al riguardo, hanno accertato che il consorzio ennese, nei tre anni in esame, a fronte di contributi dovuti dai consorziati per circa 1,9 milioni di euro, ne ha incassati solo per 200 mila euro, non adoperandosi in seguito per il recupero coattivo della differenza. Tale omissione, di fatto, a causa della sopravvenuta prescrizione quinquennale, ha definitivamente pregiudicato la riscossione di circa 1,7 milioni di euro, con conseguente danno di pari importo per le casse dell’ente pubblico economico. In virtù degli elementi raccolti dai finanzieri, l’autorità contabile, dopo le controdeduzioni rappresentate dai presunti responsabili che sono stati sollecitati a relazionare in merito, ha emesso per tre dirigenti, che nel tempo si sono succeduti nella gestione dell’ente, l’atto di citazione in giudizio con il quale è stato contestato il danno erariale.

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