Le mafie sono allertate e pronte ad intercettare risorse e misure economiche a sostegno delle aziende prostrate dalla pandemia da Covid19. A lanciare e denunciare questa situazione ormai da mesi sono la Procura nazionale antimafia e tutte le istituzioni competenti. La Guardia di Finanza ha acceso i fari investigativi ed emerge come settore ‘appettibile’ sia proprio l’agricoltura. In un articolo pubblicato sul Il Sole 24 Ore si affrontano i diversi aspetti della vicenda.
La Sicilia chiaramente non rimane esente da questo allarme, anzi tutt’altro.
Il presidente nazionale di Confagricoltura Massimiliano Giansanti racconta di aver dovuto chiudere la sezione di Confagricoltura di Enna “perché – dice Giansanti -non potevamo garantire una adeguata prevenzione dell’infiltrazione mafiosa nella gestione dei titoli. Noi applichiamo una regola: l’espulsione degli associati da Confagricoltura se coinvolti in affari di mafia”.
La sfida, dice il procuratore nazionale Antimafia Federico Cafiero De Raho nel corso di una seminario dedicato alle agromafie “è quella di riuscire a stanare soggetti che appartengono a categorie professionali che ancora oggi aiutano le mafie. Avvocati, commercialisti, consulenti e tanti altri che hanno contribuito a far fare il salto di qualità alla criminalità organizzata”.
E proprio sulla gestione dei terreni agricoli qui ritorna la vicenda del business dei fondi europei e sui terreni gestiti dai mafiosi all’interno del Parco dei Nebrodi, vicende peraltro denunciate dall’ex presidente del Parco Giuseppe Antoci. “Altra questione: chi coltiva i terreni? Il caporalato gioca un ruolo importante e c’è una catena di sfruttamento e ancora oggi non si riesce a smascherare questa rete”.
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