Sequestro di beni immobili e mobili a Giuseppe Pecorino, condannato in via definitiva per associazione mafiosa. I carabinieri di Enna hanno eseguito il provvedimento di sequestro emesso, su richiesta della Dda di Caltanissetta, la Direzione distrettuale antimafia. Per l’esattezza il provvedimento è emesso dall’ufficio misure di prevenzione del tribunale del capoluogo0 nisseno. Si tratta di un’azienda agricola, alcuni fabbricati nel territorio di Agira e un appartamento con relative pertinenze a Catania. Ed ancora tre automobili, le quote di altri immobili ubicati sempre ad Agira, nonché un conto corrente bancario. Il tutto per un valore stimato complessivo di circa un milione di euro.

Arrestato 12 anni fa

L’uomo era stato arrestato nel 2011 insieme ad altri esponenti della famiglia locale collegata a Cosa nostra, nell’ambito dell’operazione denominata “Fiume vecchio”. Stando ai riscontri investigativi Pecorino apparterebbe alla mafia sin dagli anni ottanta, vicino al capo mandamento Giuseppe Madonia e a Luigi Ilardo. Secondo le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia dell’area ennese, sarebbe stato il responsabile delle estorsioni nelle zone di Dittaino, Catenanuova e Leonforte. Proprio per questo è stato condannato a 4 anni e otto mesi di carcere.

Il suo spessore criminale

Lo spessore criminale di Pecorino sta tutto nel fatto che viene considerato elemento di spicco di Cosa nostra dell’Ennese in collegamento con la ‘famiglia’ Santapaola di Catania. Elementi che erano emersi nel 2011 nell’ambito dell’operazione ‘Fiumevecchio’. Nel 1995 fu ‘raccomandato’ da Luigi Ilardo, cugino dello storico capomafia Giuseppe Madonia, come possibile capo provinciale. Al centro delle indagini in passato  la vendita dei terreni al figlio, indagato per concorso in intestazione fittizia di beni. E la successiva ‘recompra’ da parte del padre qualche giorno prima di cederli ad una società veneta. Secondo l’accusa nel 2019, inoltre, Pecorino avrebbe venduto al figlio beni immobili, tra gli oggetti del sequestro, per 450mila euro senza però incassare gli assegni dell’operazione.